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Inter cinese, il mondo cambia. Ma è il progetto che conta. E vincere nel calcio non ha bandiera

La notizia che vede l'Inter e prossimamente il Milan in procinto di passare a proprietà cinesi ovviamente crea subbuglio tra i tifosi e in tutto il mondo pallonaro

Lorenzo Roca

La notizia che vede l'Inter e prossimamente il Milan in procinto di passare a proprietà cinesi ovviamente crea subbuglio tra i tifosi e in tutto il mondo pallonaro, ma Giuseppe De Bellis sul Giornale non la vede così nera: «In un mondo ideale il proprietario potrebbe anche non essere qualcuno, ma qualcosa. Siamo noi che, un po’ da provinciali, abbiamo avuto per troppo tempo l’idea che il presidente debba essere un ricco signore disposto anche a buttare i suoi soldi pur di provare a vincere. Berlusconi ha insegnato al mondo che si poteva importare il modello aziendale nel calcio e vincere. Poi il mondo è cambiato. E oggi servono più soldi e probabilmente più internazionalità. L’Inter ha svoltato in questa direzione già con Erick Thohir che oggi potrebbe far evolvere il suo modello coinvolgendo altri soci. Maggioranza o minoranza è quasi la stessa cosa. Milano che diventa cinese asseconda semplicemente il mondo che cambia e che di fatto ha scelto per lei. Perché il Milan è di gran lunga la squadra italiana con più fan in Cina (e la terza in assoluto) con oltre 300 milioni. L’Inter arriva a 190 milioni. Diventare club a maggioranza cinese non è una diminutio per i tifosi italiani. Anzi. Se arrivano soldi per costruire squadre competitive i primi a goderne saranno loro. Da qualunque parte arrivino, nel calcio i soldi devono essere funzionali a un progetto. Il progetto deve servire per vincere. E vincere nel calcio è un’altra cosa che non ha né colore né nazionalità».

(giornale)