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L’ex Inter Benitez: “Non tutti hanno Messi e allora serve la squadra. Al pc studiavo e…”

L'ex allenatore dei nerazzurri e del Napoli ha parlato dei suoi metodi, di come guarda le caratteristiche dei giocatori e della passione per i film

Eva A. Provenzano

Rafael Benitez ha parlato, in un’intervista al Telegraph, dei suoi metodi. L’ex allenatore di Napoli e Inter ha detto: “Non sono solo il mio lavoro, ho anche la mia famiglia. Dormo bene, ma ho le mie responsabilità. Non si tratta solo delle partite, ma di ogni decisione. Vado al campo di allenamento al mattino tra le 7.30 e le 8.30 e c’è anche il mio staff, poi di solito esco dal centro sportivo tra le 18 e le 20. Ho una tv grande nel mio ufficio per guardare le gare e preferisco guardarle lì perché se vado a casa ho solo il pc e lo schermo è troppo piccolo. Non guardo solo calcio, ma mi piacciono anche i film e a volte metto qualcosa in sottofondo mentre lavoro, ci si può concentrare su entrambi le cose. Prima avevo solo le videocassette e invece ora ho due schermi, due telecomandi e posso guardare due cose contemporaneamente”.

IL GIOCATORE SPECIALE – “Le squadre vincenti a volte hanno un giocatore che fa la differenza. Ma ci sono squadre che non ce l’hanno e allora sono squadra e basta. Il Newcastle non ha un giocatore che può vincere tre gare di fila come Messi. Noi siamo una squadra che si conosce bene, che sa come lavorare e cerca di farlo nel miglior modo possibile. A 13 anni, sono andato al Real Madrid e ho iniziato a prendere appunti. Davo un punteggio ai giocatori dopo ogni partita, scrivendo i migliori marcatori. Ho ancora tutto. Quando avevo 16 anni, ero allenatore in estate e giocatore. Quando ero all'università, a 17, 18 anni, ero giocatore, allenatore e manager. Ero solito mettere tutte le sessioni di allenamento su un computer, un Commodore 64, su cui non giocavo, mettevo tutte le informazioni lì. Era molto semplice, ma in quel momento usavo il pc quando nessuno lo faceva. Ma ci devi stare attento, danno troppe informazioni e tu devi essere sicuro di avere quelle giuste per non confonderti. Mi piace molto osservare i calciatori per sapere se sono buoni o cattivi, si vanno bene i dati, ma c’è anche dell’altro”, ha concluso l’allenatore.

(Fonte: telegraph.co.uk)