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Libero – Chi ha rotto l’Inter: Spalletti o Marotta? Il mister ha perso la bussola. L’ad…

Dalle colonne del quotidiano milanese arrivano i motivi della crisi nerazzurra e sul banco degli imputati finiscono dirigente e allenatore

Eva A. Provenzano

Il quotidiano Libero ha dedicato un'intera pagina al momento dell'Inter e ha messo a confronto Beppe Marotta e Luciano Spalletti e si è chiesto, chi tra loro due ha rotto il club nerazzurro.

MAROTTA - Dell'ad si parla nell'articolo di Savelli: "Al momento i risultati sotto la gestione Marotta sono scadenti e, almeno in parte, sono conseguenza delle sue scelte. Il paradosso però è che quest’ultime sono corrette, almeno come principi di fondo. Dov’è quindi l’errore? Forse essersi imposto in un tempo brevissimo. Ma in realtà il problema è  a monte: lo stile di Marotta rappresenta una rottura con il passato nerazzurro ed è così netta da aver distrutto l'equilibrio interno, che pur nella sua fragilità, esisteva e resisteva". E si parla ancora di un Marotta che ha deciso di spingere a terra il vaso perché tutti ne sentissero il fragore. Di un dirigente che ha gestito i problemi sotto la luce del sole e sta correndo diversi rischi, ma la sua idea è che la società possa uscirne rinforzata.

SPALLETTI - Dell'allenatore parla Biasin. Spalletti è riuscito ad ottenere la qualificazione in Champions nella scorsa stagione e il suo secondo anno sulla panchina nerazzurra non stava andando male nonostante l'eliminazione dalla Coppa principale perché comunque l'Inter aveva combattuto. Poi è arrivato un 2019 caotico e il giornalista scrive: "Si poteva andare avanti così, trasformando qualche oggettivo fastidio in giusta punizione (la moglie del capitano parla troppo in tv? E io lo costringo a un paio di turni di «riposo forzato»), ma il tecnico ha preferito un’altra strada. Per capirci: invece di ammorbidire i problemi ha scelto di amplificarli. Non solo, di fronte ai capricci del suo attaccante non ha virato verso il buonsenso, ma ha insistito con la linea dura. In questo modo è finito in un doppio precipizio: 1) Ha dimostrato ai suoi datori di lavoro di essere bravo a fare il suo mestiere, ma solo se la strada è lineare e non prevede intoppi, viceversa è il primo a perdere la bussola. 2) Ha perso il giocatore che con i suoi 29 gol un anno fa aveva contributo al 4° posto per assecondare «il dissidente»Perisic, ovvero  il calciatore che a gennaio aveva chiesto la cessione e in un amen è diventato reuccio incontrastato dello spogliatoio". Insomma, conclude Biasin, l'Inter ha scelto di curare un mal di testa anziché con l'aspirina con una decapitazione pubblica e difficilmente si torna indietro da cose così. Ma serve che tutti dimostrino amore per l'Inter, una cosa di cui si parla a volontà, ma poi chi ci pensa all'Inter davvero?

(Fonte: Libero, 16-3-2019)

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