I Mandorlini adesso sono veramente in fiore. In serie A l’Andrea aveva vinto una sola partita, tra Bergamo e Siena, venne sempre esonerato, con il Verona è partito meglio dello scudettato Osvaldo Bagnoli, quarto e sempre vittorioso al Bentegodi. La storia si fa stasera, a San Siro Mandorlini giocatore si aggiudicò lo scudetto dei record con Trapattoni nell’89, era l’unico non titolarissimo in una squadra di panzer: si giocava il posto con Corrado Verdelli, libero vero; Mandorlini era terzino sinistro, mica poteva insidiare il mancino tedesco Brehme, poi campione del mondo. Cresciuto nel Torino, rivelò nell’Ascoli riccioli e muscoli.
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Libero – MandorlInter, Il mister girovago sfida il passato col Verona dei miracoli…
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Si applicava, tosto da allenatore. Un ruvido dal cuorebuono, che abbiamo visto piangere proprio rimirando quel tricolore di teutonici e primati. Accadde a Natale del 2008, quando la «Vecchia Mandorla» festeggiava il primato in B con il Sassuolo al teatro Carani, gli anziani giornalisti che lo incontravano una volta la settimanaallo stadio Ricci lo chiamavano così. Si emozionò, pregustava il ritorno in A, esaltando il milanista Poli, ma venne congedato dal patron Squinzi perchè a gennaio rifiutò rinforzi. Partì per la Romania, poi l’avventura scaligera. Beppe Giannini si dibatteva in zona playout in prima divisione, subentrò e salì ai playoff. In B si arenò nella semifinale con il Varese, a maggio ha fatto centro all’ultima giornata. Il paradosso è che l’Andrea dai boccoli argentati raccoglie infinitamente più oggi, che nelle categorie inferiori, quando dava spettacolo, e per i tifosi dell’ Hellas è un mistero gaudioso.
L’islandese Hallfredsson sprizza meno geyser, ma è attorniato da piedi raffinati: il mancino Martinho, il brasiliano Jorginho dai trisnonni vicentini è pronto per la nazionale; Juanito Gomez guizza. Toni ha voglia di mondiale 8 anni dopo, e come Totti può sperare. Il brasiliano Rafael è il miglior portiere del campionato, un’altra creatura di Mandorlini, il Mourinho de noantri. Ne ha combinate tante, facendo impallidire non solo Romeo e Giulietta. È sposato, ha due figli calciatori, eppure ebbe un flirt con Mascia Ferri, ex Grande Fratello, ravennate come lui e Sacchi. Al raduno in B intonò «Vi amo terroni», la scorsa stagione alternava gestacci e squalifiche, esternazioni e ceneri sul capo imposte dal presidente Abodi. Dialetticamente non è banale, da disoccupato passava le estati nelle tv più prestigiose, altre chance arrivarono anche così.
Iniziò alla Triestina (da 7), allo Spezia fece da 7,5; 7+ a Vicenza, a Bergamo la promozione fu da 8, ma la A da 5. A Bologna (5) subentrò e venne licenziato («Ma avevo problemi personali»), finì in Lega Pro a Padova (6): «Rimontammo bene, mancando però i playoff». Senza meriti si riaffacciò in A: 4,5 a Siena. Il Sassuolo era da 7,5, a Clujautografò un triplete da 8,5, cantando in romeno a squarciagola; a Verona siamo sul 9, se mantiene il posto in Europa. E a San Siro mica parte battuto. «Abbiamo messo in difficoltà i nerazzurri l’anno scorso, in Coppa Italia», racconta, «fossimo convinti di essere più forti, perderemmo: hanno giocatori di qualità e una classifica falsa». Mandorlini è sacchiano nel gioco e al tempo stesso trapattoniano. «Ripartiamo compatti, corti e soprattutto molto umili».
Almeno 3mila veronesi inseguono l’ Europa, dalle rive dell’Adige manca da un quarto di secolo, nel 2007 la seconda divisione fu evitata solo ai playout. «I tifosi non vanno spenti, ma se credessimo di essere già salvi, andremmo incontro a batoste». Undici anni fa Malesani esultò sotto la curva del Chievo battuto nel derby e poi retrocedette. Stavolta l’obiettivo diverrà veramente il sesto posto. Con la carica del presidente Maurizio Setti, altro sanguigno. Da ex osservano il Bologna con il quintuplo dei punti. E Mandorlini si candida per la Panchina d’oro.
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