Il quotidiano Liberofa il punto sulle possibilità dell'Inter di portare a Milano Messi, e analizza la classifica della Deloitte Money League che vede i nerazzurri in risalita: "I tifosi dell’Inter, e in fondo anche i loro avversari, si siedano e leggano fino in fondo queste righe prima di bruciare l’articolo urlando contro le “solite fandonie di calciomercato”. Allora, la notizia è questa: Psg e Inter sono in lizza per strappare Messi al Barcellona. Spieghiamo bene. Non lo dice il solito super esperto di mercato che conosce tutti i procuratori, bensì il più autorevole quotidiano sportivo di Francia: L’Equipe. La storia è nota: il contratto dell’argentino scade tra 18 mesi, la Pulce mette il muso in attesa del super rinnovo, che arriverà presto o tardi come al solito con tanto di clausola milionaria (ora è fissata a quota 250). Gli emiri di Parigi ci provano ancora una volta, sapendo di avere poche chance. Sorprende, in realtà, soprattutto che gli esperti francesi indichino anche l’Inter come una candidata al cuore di Leo. E di certo non lo fanno per le parole dell’ex Diego Milito: «Solo Zanetti può convincere Messi a lasciare il Barça». Più affidabili quelle di Massimo Moratti dopo il pranzo con Zhang e Thohir: «Non ho mai sentito citare Messi, ma può darsi che si stia organizzando un grande colpo per il futuro».
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Messi non si muove, dunque, ma i nerazzurri tornano sulla mappa del mercato internazionale. Come mai? Merito dei primi colpi di Zhang, Joao Mario e Gabigol, oltre a Gagliardini, ma soprattutto della sua strategia per rilanciare il club. Lo certificano anche i conti della Deloitte Money League, la Bibbia dei bilanci calcistici, che vede l’Inter al 19esimo posto al mondo, unico club italiano a guadagnare un posto nel 2015/16. I nerazzurri si piazzano tra West Ham e Leicester, new entry nella speciale classifica grazie rispettivamente al trasferimento nel nuovo stadio e all’impresa delle Foxes nella scorsa Premier League.
Le altre italiane nel ranking sono la Juve, che conserva l’ultima piazza nella top ten e cresce grazie all’accordo con Adidas. La Roma rimane 15esima con i ricavi Champions e scavalca per la prima volta il Milan, che scivola al 16esimo posto. Pur terminando l’emorragia di ricavi, il Diavolo resta lontanissimo dai 250 milioni di fatturato del 2014. Un andamento a rilento che mette in pericolo la permanenza nella top 20 dei rossoneri. Colpa dell’ascesa dei club inglesi che, dalla prossima edizione della Money League, potranno beneficiare del nuovo maxi accordo sui diritti tv (un’iniezione di denaro che porterà il valore del calcio globale oltre il tetto degli 8 miliardi). Un rischio che non sembra correre, invece, l’Inter: con i ricavi commerciali cresciuti di quasi 10 milioni, i nerazzurri hanno fatto cassa anche grazie alle tournée. Nel frattempo, poi, Suning ha messo in piedi il prossimo passo della propria strategia iniettando 15 milioni nelle casse del club con l’operazione di rebranding della Pinetina e di Interello. Con le nuove iniziative di marketing attese in Cina e Oriente, i conti della Beneamata non potranno che crescere ancora.
Intanto, in Premier sembra già avvenuta la Brexit dei conti: sono ben 8 le inglesi nella top 20 (addirittura 12 prima del Napoli che si piazza al 30˚ posto), con addirittura sei piazze occupate nell’olimpo dei primi dieci club per fatturato. L’Eldorado è a Manchester: il City è quinto, approfittando della frenata proprio del Psg e confermando la bontà del suo progetto di sviluppo globale. Ma fa ancora meglio lo United che si riprende la testa della classifica dopo oltre un decennio. Ai Red Devils è bastato tornare fugacemente in Champions 2015/16 (eliminati nel girone) per registrare un’impennata da 170 milioni di euro fino alla quota monstre di 689 totali. Spodestato dopo un lungo regno il Real Madrid campione d’Europa, che scivola in terza piazza superato anche dal Barça.
I segnali per il calcio italiano sono comunque positivi, nonostante le carenze strutturali del nostro sistema: mentre lo United guadagna solo il 27% del totale, nessuna delle italiane fa segnare un dato inferiore al 40% (la Roma è addirittura al 71%). C’è, tuttavia, ancora da lavorare prima di poter sognare Leo Messi".
(Fonte: Domenico Secondi, Libero 20/1/17)
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