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Mancini: “Wojtyla e Mandela maestri di vita. Vorrei essere ricordato per…”

Ha parlato e non solo di calcio, Roberto Mancini, nella sua intervista al Corriere della Sera: “Quanto spesi in vini per Sir Ferguson?  Ah, Alex era difficilissimo da accontentare. Il suo ufficio allo United era pieno delle migliori etichette...

Riccardo Fusato

Ha parlato e non solo di calcio, Roberto Mancini, nella sua intervista al Corriere della Sera: “Quanto spesi in vini per Sir Ferguson?  Ah, Alex era difficilissimo da accontentare. Il suo ufficio allo United era pieno delle migliori etichette di Francia. Un giorno feci arrivare una bottiglia dall’Italia, pagandola 500 euro. Soldi ben spesi: gliela regalai il giorno che vincemmo il derby 6-1. Se ho le mani bucate?  Da giocatore, sì. Le 90 mila lire che mi davano al Bologna come rimborso spese duravano poco. Le 700 mila lire che i compagni misero insieme un Natale come incentivo per far gol ed evitare la retrocessione, le affidai a papà Aldo e mamma Marianna. Poi, dalla Samp in poi, un po’ di sfizi me li sono tolti: automobili, orologi. Cose da calciatori. Quali sono stati i miei punti di riferimento? Woityla, il Papa dei miei anni. Gli sono rimasto legato. Mandela, di cui ho letto la bella biografia. Mi è piaciuta anche quella di André Agassi: incredibile vedere quali risultati possa produrre un padre che spinge il figlio a odiare il suo sport. Tra cent’anni come vorrei essere ricordato? Come un grande calciatore. Come allenatore?  Vuole scherzare? È molto più divertente fare gol che vederlo fare. Non se ne rendono conto, i giovani d’oggi. Buttano via vita e carriera. Meglio una partita in A che mille notti in discoteca".