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Mazzola: “Juve-Inter 9-1? Andò così. I bianconeri mi volevano, ma mia madre mi disse…”

Le parole della leggenda nerazzurra

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Sandro Mazzola, pilastro della Grande Inter, ai microfoni de IlBianconero. L'ex calciatore ha raccontato il celeberrimo giorno in cui Angelo Moratti decise di mandare in campo la primavera contro la Juventus, con la gara che finì 9-1.

Ci racconta quel giorno.

"Si giocava di sabato, il problema era che io dovevo andare a scuola e avevo tre interrogazioni decisive per non essere bocciato. Quando in settimana dissi mia madre che sabato avrei giocato lei non ne voleva sapere, insistette per dirmi di andare a scuola. Uscita la notizia che Moratti aveva deciso di far giocare noi ragazzi, i miei compagni di squadra fecero di tutto per farmi giocare, così andai a parlare al preside e gli chiesi un permesso, dicendogli che sarebbe potuta essere l'unica partita in Serie A".

E alla fine?

"Lo convinsi e mi diede l'ok per andare a giocare. Non solo, riuscii a trovare anche un biglietto in tribuna per il professore di matematica che voleva venirmi a vedere. Era emozionatissimo".

Cosa vi disse la società dopo la partita?

"Non potevano arrabbiarsi con noi, ci dissero che avevamo giocato bene ed eravamo stati bravi. Dall'altra parte c'erano i campioni della Juve, era logico che perdessimo".

Come andò la partita?

"I primi minuti della gara loro non avevano voglia di giocare, iniziarono a palleggiare senza affondare il colpo. Così il pubblico iniziò a fischiare, a quel punto i giocatori della Juve accelerarono e non ci fu più partita".

L'unica rete nerazzurra la segnò lei, su rigore. Il primo gol tra i professionisti.

"Quando segnai quasi non ci credevo. Al momento di andare sul dischetto avevo una paura tremenda, dovevo tirare un rigore a Mattrel, il portiere della Juve. Così presi la rincorsa alla sinistra del pallone, per poi calciare di destro; sento che un giocatore avversario dietro di me indicava al portiere la direzione dove buttarsi, ed era proprio quella nella quale volevo calciare. Così cambiai idea all'ultimo e riuscii a spiazzarlo".

E' mai stato vicino alla Juve?

"I bianconeri mi avevano cercato alla fine di quella stagione. Così io andai a casa per dirlo a mia madre, che però fu categorica: 'Ringrazi e rifiuti - mi disse - il figlio del capitano del Torino non può giocare con quella maglia, tuo padre si rivolterebbe nella tomba".

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