Oggi 9 marzo l'Inter compie 107 anni. Ai microfoni di Tuttomercatoweb Sandro Mazzola, uno dei più grandi rappresentanti dei colori nerazzurri, fa gli auguri alla Beneamata e fa un tuffo nel passato, ricordando cosa l'Inter rappresenti per lui: "L'Inter mi ha preso che ero un bambino di pochi anni. Mi portò Benito Lorenzi a fare la mascotte, lui che era compagno di Nazionale di mio padre Valentino e che nei suoi confronti aveva una venerazione. Un giorno si presentò al nostro paese per portarci un regalo e chiese di fare le mascotte dell'Inter. Ci portò due regali e per me un paio di scarpe da calcio. Con un piccolo problema: io avevo 8 solo anni e Lorenzi mi portò un paio col 42 di piede. Dico solo che crescendo mi sono fermato al 40. Era un tipo particolare, Lorenzi, ma la sua intuizione portò bene: con me e mio fratello mascotte l'Inter vinse due scudetti di fila".
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Mazzola: “L’Inter è la mia casa, per lei rifiutai la Juve. Devo dire che Mancini…”
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Poi è arrivato l'esordio in Prima squadra, nel fatidico 1-9 contro la Juventus
"La cosa incredibile è che mia mamma mi costrinse prima ad andare a scuola, visto che avevo 3 interrogazioni importanti. Prima veniva la scuola, poi il calcio. L'Inter ricordo mi mandò a prendere con una macchina e quell'esordio e quel gol fu il massimo della vita per me, non solo perché il primo, ma anche perché segnato al portiere della Nazionale. Che paura, però, al momento di calciare!"
Che cos'è l'Inter per Lei?
"L'Inter è casa mia, tutto quello che ho potuto fare è grazie a questo club, che ha investito su di me e mi ha fatto fare la strada che ho fatto. Le sono sempre stato fedele, anche nei momenti più duri. Ricordo che ebbi un'offerta incredibile della Juventus, che propose il doppio di quanto percepivo. Ma non potevo tradire l'Inter, così rifiutai l'offerta".
Quali sono i volti dell'Inter?
"Prima di tutti Giuseppe Meazza, il Dio del calcio. Noi da ragazzini sentivamo le sue gesta, del grande campione del mondo. Lui era una persona di grande umiltà, a volte faceva la partitella con noi delle giovanili ed è stato un maestro fantastico. E poi Giovanni Ferrari. Non dimentico naturalmente Helenio Herrera, che ha inventato il calcio moderno. E poi giocatori come Suarez, il primo professionista che ho visto, Mario Corso che inventava delle giocate incredibili e Tarcisio Burgnich, vero marcatore. Era un duro, anche negli allenamenti dove gli toccava prendere sempre me. Mi diceva: se riesco ad annullarti in allenamento, allora posso fermare chiunque".
Vede un futuro luminoso per questa Inter?
"Sì e devo dire che Mancini mi piace molto. Si stanno vedendo i risultati, la mano del tecnico che sta dando un volto a questa squadra".
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