La Gazzetta dello Sport, in edicola oggi, si sofferma sul momento non certo felice delle due squadre di Milano. Secondo la rosea però la situazione di Inter e Milan è sostanzialmente diversa. Se Inzaghi, infatti, ha a che fare con pesanti lacune strutturali che al massimo riuscirà a mimetizzare, non a risolvere. A Milanello non è arrivato un Vidic (l’acciaccato Alex è un’altra cosa), in difesa manca un rinforzo di personalità e qualità e il reparto lo dimostra platealmente. Anche nel settore mezze ali la proposta scarseggia per numero e spessore tecnico. Per questo, anche se in attacco è arrivata stoffa di pregio (Menez, Bonaventura, Torres...), Inzaghi è condannato a nottate in laboratorio per distillare difficilissimi equilibri, dato che il presidente lo trascina per il camice in attacco perché il suo Milan, come le sue televisioni, sono nate per divertire e attirare pubblico. Pippo, alla sua prima panchina di A, alla guida del gruppo da pochi mesi, fa quello che può. E fa già molto, Mazzarri no. A differenza di Pippo, Walter ha un’infinita gavetta alle spalle, ha un anno di rapporti consolidati col gruppo, un contratto rinnovato di fresco, il pieno appoggio della proprietà. Mazzarri, soprattutto, ha tutto ciò che gli serve e che il bravo Ausilio gli ha procurato al mercato. Ha difensori di valore che infatti, prima di ieri, hanno già dato corpo a una difesa solida. Ha centrocampisti di qualità, anche strapagati (Hernanes), che dovrebbero garantire manovre di velluto. Ha una batteria offensiva che solletica invidia. Per questo il crollo ai piedi di Zeman è scioccante. Il popolo nerazzurro si augura che l’implosione di ieri sia stata episodica e irripetibile. Ma i sospetti che le tare, anche in questo caso, possano essere strutturali sono poderose. A cominciare da quelle dell’allenatore.
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Milanesi in difficoltà . Inzaghi ha l’attenuante mentre Mazzarri…
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