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Monti (CorSera): «Calcio italiano in crisi, ecco le ragioni per cui…»

Crisi economica e settoriale colpiscono il mondo del pallone italiano, Fabio Monti ne parla sul Corriere della Sera di oggi spiegandone le ragioni: «Perché il mercato dei ricchi non è più una storia italiana? Le ragioni sono tante (e nemmeno...

Lorenzo Roca

Crisi economica e settoriale colpiscono il mondo del pallone italiano, Fabio Monti ne parla sul Corriere della Sera di oggi spiegandone le ragioni: «Perché il mercato dei ricchi non è più una storia italiana? Le ragioni sono tante (e nemmeno nuove), ma si possono riassumere nella perdita di competitività a livello economico dei nostri club. Delle quattro semifinaliste di Champions League 2013, solo il Borussia Dortmund non è fra i primi dieci club per fatturato. La classifica (al 2011-2012) è aperta dal Real, poi Barcellona, Manchester Utd e Bayern. Il Milan è ottavo (256), la Juve decima (195). In Italia, i ricavi sono legati in grandissima parte ai diritti tv, anche se, dopo l’introduzione della legge Melandri, i club più importanti hanno perso non pochi soldi. C’è un solo stadio di proprietà e molti progetti, ma non la legge sugli impianti, della quale si discute da anni. Dopo un decennio di sprechi (legati alla vendita soggettiva dei diritti tv), i non altissimi ricavi vengono reinvestiti quasi tutti in ingaggi, che peraltro restano lontani dai livelli europei, anche per una diversa fiscalità. E per una tutela dei marchi che in Italia è inesistente. In epoca di fair play finanziario (ammesso che sia in vigore), maggiori ricavi consentono di fare maggiori investimenti.Chi punta sul calcio, riconoscendo al pallone una forza pubblicitaria senza paragoni, sceglie campionati spettacolari edeconomicamente competitivi. Dopo Abramovich al Chelsea, i nuovi ricchi hanno cambiato la geografia del calcio e non c’è alcun segnale di arretramento. Il caso del Monaco, fresco di promozione nella Ligue 1, è esemplare: il magnate russo Dmitrij Rybolovlev è deciso a ripercorrere la strada che ha portato il Paris St. Germain a vincere il campionato. Ed è disponibile a investimenti illimitati. Meno ricavi significano anche una consistente perdita di competitività tecnica, che haportato l’Italia ad avere soltanto tre squadre in Champions League e a un bilancio non proprio esaltante: negli ultimi 10 anni, l’Italia ha vinto soltanto due Champions (Milan e Inter). D’altronde la nuova moda, alla quale non si sottrae nessuno, èquella di parlar male del calcio italiano, al quale si imputano tutti i misfatti del mondo e questa non è una bella pubblicità,mentre si continua a litigare per tutto e per tutti».