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Nuovo San Siro, Inter e Milan avvisate: Sala apre al dialogo, ma su un punto non transige

Il sindaco di Milano non renderà la vita facile ai due club

Fabio Alampi

Inter e Milan hanno rotto gli indugi per quanto riguarda la realizzazione del nuovo stadio che dovrebbe prendere il posto di San Siro, presentanto il loro masterplan riguardante il progetto e i costi del nuovo impianto. A tal proposito va registrata la replica del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha preso atto della volontà dei due club e si è mostrato disponibile al dialogo, ma che non intenderà rendere loro la vita facile. Così scrive La Gazzetta dello Sport: "Ieri, ascoltandolo, si è compreso che Beppe Sala non può aprire uno scontro, ma non ha nessuna intenzione di arrendersi. [...] Ipotesi no, ma paletti sì. Giusto per non far passare l'idea che sia tutto facilmente realizzabile: costruire uno stadio nuovo da 60mila posti, abbattere il monumento Meazza, tirare su un quartiere dove con la sola eccezione di nuove case, gli abitanti di San Siro troveranno tutto, dai negozi delle grandi firme agli alberghi a cinque stelle. E inoltre uffici, percorsi pedonali, file di alberi, un polmone verde. Un gigantesco distretto polifunzionale che dovrebbe sorgere proprio sulle ceneri dello stadio attuale – altrimenti lo spazio non c'è –, entro il 2023. A parte le considerazioni sul cronoprogramma, probabilmente ispirato da un eccesso di ottimismo, come la mettiamo con l'Olimpiade in programma nel 2026? Perché almeno su questo punto – «La cerimonia di apertura dei Giochi deve celebrarsi in questo San Siro» –, Beppe Sala anche ieri non voleva sentire ragioni".

IL RUOLO DEL CONSIGLIO COMUNALE - "Per il resto, c'è una questione sentimentale, che fa già affiorare una nostalgia canaglia: «Non è vero che sono anch'io un sostenitore di un nuovo stadio: ne comprendo le ragioni – precisa Sala –, ma resto un nostalgico di San Siro». Poi, la vicenda è tutta politica. Con i suoi meccanismi, soprattutto con i suoi tempi. Non è un caso che proprio ieri il sindaco abbia per la prima volta evocato il ruolo, previsto dalla legge – anche dalla stessa che consente di andare ben oltre le volumetrie concesse dal piano regolatore –, del Consiglio comunale. «San Siro è un asset patrimoniale dei nostri bilanci, quindi immaginate cosa voglia dire la demolizione, valuteranno i nostri avvocati – annuncia il sindaco –. Il cemento raddoppiato? È ovviamente un problema, ma sarà argomento di dibattito, la parola spetterà al Consiglio comunale». Già, da lì dovrà passare l'approvazione della delibera di pubblica utilità e, in un secondo momento, la variante al piano regolatore e la firma della convenzione urbanistica. Due passaggi non proprio banali, che potrebbero richiedere tempi troppo lunghi per immaginare di tagliare i nastri nel 2023. Ma per Beppe Sala – è evidente – non c'è fretta".

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