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Nuovo stadio, CorSera: “Inter e Milan, piano ambizioso: e c’è uno strumento chiave”

Nuovo stadio, CorSera: “Inter e Milan, piano ambizioso: e c’è uno strumento chiave”

I dirigenti di Inter e Milan spiegano le difficoltà a ristrutturare l'attuale impianto

Francesca Ceciarini

Il progetto del nuovo San Siro è stato presentato ieri da Inter e Milan al Comune di Milano:

"Lo stadio più bello del mondo'. O, se preferite, 'lo stadio del futuro, lo stadio del domani', così avveniristico che il nuovissimo impianto del Tottenham in confronto è già 'lo stadio di oggi'. Un progetto 'mai visto', che è 'necessario non solo ai due club, ma a tutto il calcio italiano' e che si ripromette di diventare l’occasione per 'trasformare l’intero quartiere', realizzando un 'distretto con aree commerciali, cinema, ristoranti, uffici'. 'Un’esperienza unica che garantisca i massimi standard qualitativi in termini di sicurezza, accessibilità, ecosostenibilità e connessione con la città," così è stato definito e così riporta il Corriere della Sera nell'edizione odierna, che poi continua:

"Tutto si può dire, meno che manchi l’ambizione nelle 750 pagine del progetto di fattibilità che Inter e Milan hanno inviato ieri mattina al Comune di Milano, il primissimo passo per arrivare al nuovo San Siro, che dovrà sorgere vicino all’attuale, e che — questa la formula scelta — sarà dato in concessione ai club per 90 anni.

Vengono anche riportate le parole del presidente del Milan Paolo Scaroni al riguardo:

"La base di partenza la fissa il presidente del Milan Paolo Scaroni: 'In tempi di fair play finanziario è fondamentale aumentare i ricavi: se l’Arsenal dallo stadio ricava 120 milioni l’anno, Inter e Milan non possono restare fermi a 40'. Ambizioso, si diceva, l’esito: un impianto (condiviso dai due club, già questo è un unicum) di 60 mila posti, di cui ben 12 mila, quindi il 20%, cosiddetti «corporate», quelli più lussuosi e quindi più remunerativi per i club: per fare qualche paragone, lo Juventus stadium ne ha circa 4 mila su 41 mila, il 10%, San Siro oggi ne ha 3 mila, circa il 4%, l’Emirates 9 mila. Ambiziosi i tempi: l’impianto dovrà essere completato a fine 2023, mentre tutto il distretto commerciale dovrà essere finito il 2026. Dovrebbe essere pronto, dunque, per ospitare la cerimonia d’inaugurazione dei Giochi. 'Ma sceglierà il sindaco: certo, sarebbe strano avere lo stadio più bello del mondo e non usarlo".

Infine il tasto dolente: ovvero, la demolizione di San Siro per fare spazio al nuovo impianto:

"Ambizioso il piano per arrivarci: lo strumento è la legge sugli stadi, che consente di raddoppiare le volumetrie previste dal piano di governo del territorio, l’investimento complessivo sarà di 1,2 miliardi (lo stadio costerà circa la metà, 600 milioni), che non può prescindere dal passaggio (per alcuni sacrilego) della demolizione di San Siro. Il punto più dolente. 'Noi non demoliamo niente, deciderà il Comune".

L'ad dell'Inter Alessandro Antonello spiega poi perché non è percorribile la strada della ristrutturazione di San Siro:

"Ma è chiaro che perrendere il progetto interessante economicamente, parafrasando Celentano, dove prima c’era l’erba (di San Siro) dovrà esserci una città, il nuovo distretto commerciale. Altre vie, sono pronti a giurare Alessandro Antonello, a.d. dell’Inter, e Scaroni, n.1 del Milan, non ce n’erano. Ristrutturare San Siro, ipotesi che l’Inter aveva sposato nel 2015 (all’epoca il costo era stato stimato in 180 milioni, quindi molto inferiore, 'ma sono cambiate tutte le condizioni'spiega Antonello) non è stata considerata praticabile: «Per ristrutturare ci vogliono gli stessi soldi che per costruirlo nuovo, senza ottenere gli stessi risultati. E poi giocare con un cantiere aperto avrebbe significato avere per anni uno stadio con una capienza ridotta, allungare i tempi dei lavori, per non parlare della sicurezza non garantita', spiega Antonello. 'Pensare di far entrare ogni tre giorni 50 mila persone dentro un cantiere ci fa venire i brividi — insiste Scaroni —. A meno di non fare come l’Atalanta che è andata a Reggio Emilia, ma da Milano dove potevamo andare?".

L'ad del Milan Gazidis spiega l'importanza di questo progetto, mentre il Corriere della Sera spiega le alternative in caso il progetto non fosse approvato:

"Anche l’a.d. del Milan, Ivan Gazidis, che viene dall’Arsenal, aveva prima pensato di ristrutturare San Siro: 'Ma questo è un piano molto più ambizioso. Gli stadi sono la base del successo della Premier League'. Ci riusciranno anche in Italia? Scaroni è ottimista. 'Qui non siamo in Italia, qui siamo a Milano: intorno a un progetto di interesse generale le cose si fanno'. Ora il Comune ha 90 giorni per esprimersi sulla dichiarazione di pubblico interesse, e i club sperano di finire la parte tecnica nel 2020. Poi, se tutto dovesse andare bene, si farà il bando tra i più importanti studi di architettura. In caso di bocciatura, il piano B prevede altre tre ipotesi, con quella di Sesto San Giovanni favorita. Ma tutti sperano di restare a San Siro".

(Corriere della Sera)

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