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Oldani: “Lettera Lukaku? Mollata alla terza riga. Conte? Per cortesia, non citiamo…”

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Intervistato da Repubblica, lo chef e grande tifoso nerazzurro, racconta come sta vivendo questa estate complicata per l'Inter

Gianni Pampinella

Intervistato da Repubblica, Davide Oldani, chef e grande tifoso nerazzurro, racconta come sta vivendo questa estate complicata per l'Inter. Il club ha perso alcuni pezzi da novanta come Hakimi e Lukaku. "Il punto interrogativo è un po’ il nostro simbolo, altro che Biscione. Spero nella rivalsa di chi è rimasto partendo da un settore, la difesa. Per vari motivi. Primo, non è partito nessuno di loro. Secondo, lì sono tutti fortissimi. Terzo, hanno gli attributi anche nello spogliatoio. Starà a loro anzitutto far capire ai nuovi arrivati che non sono solo rimpiazzi di chi se n’è andato, ma che sono entrati a far parte di una storia unica e fantastica".

Partiamo dagli addii. Quanto si è bagnato il suo fazzoletto leggendo la lettera di Lukaku?

«Asciuttissimo: la lettera l’ho mollata alla terza riga, tanto mi faceva rabbia. Intendiamoci, lui si è comportato da professionista, da giocatore proprietà di un procuratore. Ovvio che noi tifosi speravamo in altro, che fosse uomo anche fuori dal campo, oltre che dentro. Speriamo in Barella, Lautaro e Bastoni. Loro sì che ci rappresentano, non sono sbruffoni, loro non devono andarsene».

Non ha iniziato a sentire puzza di bruciato con l’addio di Conte?

«Semibruciato diciamo. Grande allenatore, ma ha vinto uno scudetto, niente altro. Voglio dire, l’anno prima scudetto perso per un punto ed Europa League persa in finale. Insomma, è più quello che non ha vinto che quello che ha vinto. Per cortesia, non citiamo neppure Mourinho o Herrera, loro sì erano vincenti».

E il suo successore le piace?

«Inzaghi è un dubbio, per ora. Certo, è di bella presenza, esperienza e grinta le ha: deve lavorare sull’orgoglio di chi è restato e di chi è arrivato».

Ecco, allora. I nuovi acquisti la soddisfano? Dzeko?

«Mi piace. Ero un po’ così anche io quando giocavo: 187 per 76, alto, bella stazza, però al contempo veloce, trascinatore, senso del gol».

Dovendo paragonare questa Inter a un piatto?

«Il Pandò, un lievitato con agrumi e corniolo, che facciamo al ristorante D’O: serve pazienza, se hai fretta c’è rischio che non venga, ma se sei bravo e hai il lievito madre buono è un trionfo».

(Repubblica)

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