Il Parma si smonta e si vende un pezzo alla volta: in 11 hanno abbandonato la zattera: Acquah, Bidaoui, Cassano, Cordaz, De Ceglie, Felipe, Souza, Paletta, Pozzi, Rispoli e Ristovski. Gli altri meditano, non escludono una prima clamorosa protesta nelle prossime ore. Poi metteranno in mora il club. E cosa sarà dei resti di una squadra già ultima e praticamente spacciata? Ci sono due destini legati insieme. Quello di un club di 101 anni, scampato al crac Parmalat ma ora a rischio d’estinzione. E quello di un campionato che sarebbe falsato, se i gialloblù non dovessero onorarlo fino a maggio. Adesso, la salvezza sul campo è lontana quasi quanto quella in società: un socio di minoranza (Energy Group) ha ritirato la sponsorizzazione, non v’è ancora traccia dell’ultimo bilancio che andava depositato entro gennaio, gli inviti del sindaco Pizzarotti al nuovo patron Rezart Taçi sono caduti nel vuoto. Il club perderà altri 2 punti se non pagherà 5 mesi di stipendi arretrati. Il primo rischio concreto è di finire il campionato con la Primavera: chissà cosa ne pensano le quattro squadre che fin qui hanno lasciato punti ai crociati (Chievo, Inter, Fiorentina, tre, e Cagliari, uno). E fra un anno al Tardini potrebbe giocare il Carpi, in caso di promozione: ha già fatto richiesta e si accollerebbe una parte dei costi di gestione dello stadio.
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Parma a rotoli, rischia di finire il campionato con…
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