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Pioli: “Scudetto? L’Inter ha speso tanti soldi e non ha impegni internazionali. Sul mercato…”

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Le parole dell'allenatore del Milan

Alessandro De Felice

Stefano Pioli, allenatore del Milan, ha parlato ai microfoni del quotidiano La Stampa. Ecco le dichiarazioni del tecnico rossonero:

"Prepariamo partita dopo partita, ma non nel senso di vivere alla giornata e viene quel che viene: noi affrontiamo ogni incontro con la convinzione di poterlo vincere".

Mercoledì c’è la Juve a San Siro.

"Domenica saremo a Benevento: io mi concentro sulla prossima giornata".

Comunque vada, arriverete alla grande sfida con un bel vantaggio in classifica.

"Ci fa molto piacere essere lì. Studieremo come vincere e restarci".

Come vive la vigilia di una partita importante?

"Nei due giorni che precedono la sfida lavoriamo soprattutto sulla strategia. Terminato l’ultimo allenamento, quando sono convinto, e di solito lo sono, di aver fatto tutto il necessario, vado a dormire tranquillo. Fatico ad addormentarmi la notte successiva. Ho il mio blocco sul comodino per prendere appunti: devo scrivere per ricordarmi".

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Visto che la parola scudetto non è più tabù, quali sono le avversarie del Milan?

"Una squadra che ha vinto 9 scudetti consecutivi e che ha tutti quei campioni in campo è per forza la favorita. Così come l’Inter, che l'anno scorso è arrivata a un solo punto dalla Juventus, ha speso parecchi soldi e non avrà impegni internazionali. Poi vedo bene Napoli e Roma, per non parlare dell’Atalanta che è andata a vincere in casa del Liverpool".

In che momento ha percepito la svolta?

"Quando abbiamo cominciato a battere le squadre che ci precedevano in classifica".

La chiusura degli stadi secondo lei ha aiutato qualche giocatore a superare i brontolii di San Siro?

"Non ne sono così convinto. In gennaio abbiamo disputato un grande primo tempo nel derby, mentre il Genoa ci ha sconfitti nella prima partita in lockdown".

Qual è stata la prima lezione di Pioli a Milanello?

"Ho cercato di trasmettere le mie idee e curato i particolari. Siamo a un livello in cui i dettagli decidono le partite. Ho avuto la fortuna di trovare un gruppo disponibile".

Le cito una frase da uno scambio di battute con un tifoso:

"Sarei disposto a non giocare la Champions pur di vincere l'Europa League, unico trofeo che manca al Milan".

Ci sarà un momento in cui dovrete fare delle scelte?

"Ora non siamo nelle condizioni di spingere da una parte o dall’altra. Siamo andati bene in campionato e in coppa, e dobbiamo continuare così. In Europa League vogliamo provare ad arrivare in fondo".

In assenza di Ibrahimovic l’età media scende intorno ai 22 anni. Nei progetti suoi e della società, quanto tempo occorre perché una squadra così giovane sia matura per una Champions ad alto livello?

"È una domanda difficile. Abbiamo avuto una crescita significativa, ma per metterci alla prova in Champions bisogna arrivarci. Il Milan è un top club e deve tornare a frequentare la competizione più importante".

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Avete sbagliato una sola partita, contro il Lilla in Europa League. È il calcio europeo a essere diverso o è stata soltanto una serataccia?

"Il risultato è pesante, però non troppo veritiero (0-3 a San Siro, ndr). In Europa si pratica un calcio intenso, le squadre pensano a costruire, ad attaccare, a fare gol: difficile che ti aspettino nella loro metà campo. È un gioco diverso che a noi piace, anche perché è un po’ il nostro modo di stare in campo".

Più semplice allenare dei ventenni o gente matura?

"Una volta era più semplice gestire i giovani, ora la situazione è cambiata. Viviamo un momento delicato: non è facile convincere un ragazzo che potrebbe avere tutto a stare chiuso in casa. La società è stata molto brava a scegliere questi ragazzi non solo per il potenziale tecnico e fisico, ma anche per la mentalità e il grande senso di responsabilità".

Parliamo di mercato: che nomi ha scritto nella lettera a Babbo Natale?

"Non c’è un ruolo specifico da ricoprire. Se ci saranno occasioni, la proprietà si farà trovare pronta. Il Milan ragiona in questi termini: prende solo giocatori di grande livello o giovani che possano diventarlo".

Allenare è più una questione di scienza o di cuore?

"Io non sono molto tecnologico, lo sono però i miei giovani collaboratori. Loro mi aiutano, ma se ho una sensazione, la mia decisione prevale sui dati".

Che tempi ha Theo Hernandez sui 100 metri?

"Non lo misuriamo in pista perché facciamo un altro sport. Abbiamo i suoi dati fisici: impressionante".

Quanto le manca Ibra?

"Zlatan è il capogruppo. È sempre dentro con gli atteggiamenti, con la testa, con i comportamenti. La sua presenza è importantissima anche da infortunato".

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