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Pistocchi: “Superlega? Uefa e Fifa dipinte come buone: falso. A me risulta che…”

Le parole del giornalista sulla Superlega: "Credo che fatale sia stato, per i Fondatori, trascurare marketing e comunicazione"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Ticinonline, Maurizio Pistocchi, giornalista, ha parlato così del progetto tramontato della Superlega, spiegando cosa non ha funzionato e non solo: «Si possono tirare in ballo molti aspetti della vicenda, ma alla fine credo che fatale sia stato, per i Fondatori, trascurare marketing e comunicazione. Hanno esaminato attentamente gli aspetti formali e legali del loro prodotto, studiando i regolamenti UE, e hanno pensato all’organizzazione e stabilito la divisione degli introiti. Se però poi non riesci a far passare il messaggio…».

Più che altro, i Fondatori sono stati accusati di voler accantonare la meritocrazia.

«Tutti gli oppositori, la UEFA e la FIFA, le leghe, i club rimasti fuori, i tifosi, hanno cavalcato la questione. In realtà anche in questo caso sarebbero bastati una strategia di comunicazione differente e qualche piccola modifica e il risultato sarebbe stato totalmente diverso. Al posto di proporre la Superlega come un torneo garantito per quindici squadre e a invito per le rimanenti cinque, avrebbero potuto allargare il numero di partecipanti a 24 e basarsi sul ranking UEFA per club. Tra le migliori di quella classifica ci sono praticamente tutti i Fondatori, che sarebbero stati così al di sopra di ogni sospetto. “Volete la meritocrazia? Così è garantita: il 30 maggio di ogni anno, alla fine dei campionati, si sa chi partecipa all’edizione successiva”, avrebbero potuto dire. La loro posizione sarebbe stata inattaccabile. Blindata. Avrebbero ottenuto il loro scopo».

Sta tutto lì? Nel dare la possibilità a Davide di battere Golia?

«C’è un’altra problematica di cui nessuno ha parlato. Secondo mie informazioni, c’era la reale intenzione dei club di finire con il disputare le partite di Superlega il sabato e la domenica».

La comunicazione parlava di torneo infrasettimanale.

«L’idea era quella ma, tra diritti e vincoli vari, la UEFA ha garantita l’“occupazione” degli spazi televisivi di martedì, mercoledì e giovedì. Riuscire a disputare la nuova competizione in quelle finestre non era affatto scontato. E in quel caso i Fondatori avrebbero spinto per sfidarsi nei fine settimana, causando di fatto la morte dei vari campionati. Così è spiegata la forte reazione di tutte le leghe nazionali - sempre in prima fila nelle proteste - che altrimenti non avrebbero avuto troppi fastidi dalla Superlega».

Si arriva ai giorni nostri, alle minacce di Ceferin, alle urla dalle varie leghe e al temporeggiare di qualcuno dei Fondatori.

«La UEFA e la FIFA sono state dipinte come le “buone” della situazione in quanto tutelatrici dei veri valori del calcio. In realtà questo non accade. È falso. Deve essere chiaro. Ora siamo al braccio di ferro tra Ceferin e i dissidenti, un muro contro muro che potrebbe avere effetti devastanti. Io credo che la situazione potrà risolversi solo se tutti avranno l’intelligenza di fare un passo indietro».

Un accordo?

«Per forza, magari modificando il formato della nuova Champions League, che a me sembra piuttosto farraginoso».

Arrivando magari a qualcosa di ibrido tra la Superlega e la Champions?

«Per esempio. Se dovessi dire… mi immagino una competizione per ventiquattro squadre, non a inviti ma che punti sulla meritocrazia. E come abbiamo visto, comunque le big finirebbero con l’esserci sempre. Poi dietro a questa eccellenza si potrebbe pensare a un’Europa League allargata capace di coinvolgere molte società in tutto il continente».

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