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Ranieri: “Inter? Partimmo bene, poi Thiago Motta fece pressione a Moratti per…”

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Lunga intervista concessa al Corriere dello Sport a Claudio Ranieri. Il tecnico ha parlato anche della sua esperienza in nerazzurro

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa al Corriere dello Sport a Claudio Ranieri. L'ex allenatore di Inter e Roma ha parlato anche della sua esperienza in nerazzurro.

Quella battuta di Mourinho ha fatto storia. Era il 2010, tu allenavi la Roma e lui l’Inter. «Dovrebbe cambiare mentalità» ricordi le sue parole? «Ma credo che ormai sia troppo vecchio per farlo». Ti sei rifatto.  

«José ora è un grande amico. Fu molto carino quando il Leicester mi esonerò. Si presentò in conferenza stampa con la tuta che portava le iniziali CR. “Ha scritto la storia più bella di sempre”, disse».

Nella versione romanista come lo trovi? 

«Più riflessivo, consapevole, si cambia. E perfettamente aderente al progetto dei Friedkin. Lui gioca per vincere, la sua carriera è segnata da successi straordinari, tuttavia sa bene che in questa fase della Roma ci sono gli ostacoli, i limiti imposti dal Fair Play Finanziario... Mourinho è un galvanizzatore unico, inimitabile, l’Olimpico si riempie per lui, più che per la squadra. La Roma aveva bisogno di Mourinho e probabilmente Mourinho della Roma, di una tifoseria che si è data a lui senza riserve». 

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Anche l’Inter hai allenato.  

«L’Inter di Moratti».

Al posto di Gasperini che per mesi non ci perdonò: pensava che ti avessimo sponsorizzato alla Domenica Sportiva, della quale - ricordi? - eravamo tra gli opinionisti. 

«Questa mi era sfuggita. Partimmo bene bene bene. Le cose cambiarono quando a gennaio Thiago Motta decise di andare al Psg. Eravamo d’accordo che sarebbe partito a fine stagione, ma lui cambiò idea e fece pressione sul presidente che lo accontentò. Senza Thiago saltarono gli equilibri in campo, come un orologio nel quale si inceppa un singolo elemento e l’intero meccanismo ne risente». 

Può bastare un solo giocatore per rovinare un progetto?  

«Càpita, certo. Ci sono giocatori che hanno la funzione di equilibratori, fanno girare la squadra, la prendono per mano. Al Monaco, in B, trovai Mounir Obbadi, che in seguito passò al Verona. Con lui a centrocampo trovammo la quadra e la promozione». 

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