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Repubblica – Ha inizio un nuovo futuro. Il rilancio nerazzurro in tre anni…

Il futuro inizia a mezzogiorno di un 15 novembre buio e piovoso, e il tempo là fuori rispecchia alla perfezione l’umore di molti tra coloro che siedono nella sala gremita. Ma ormai è andata, non c’è più spazio per smentite o versioni...

Francesco Parrone

Il futuro inizia a mezzogiorno di un 15 novembre buio e piovoso, e il tempo là fuori rispecchia alla perfezione l’umore di molti tra coloro che siedono nella sala gremita. Ma ormai è andata, non c’è più spazio per smentite o versioni fantasiose. A mezzogiorno Erick Thohir da Jakarta, Indonesia, diventa ufficialmente proprietario e ventesimo presidente dell’Inter, l’assemblea dei soci lo acclama e lo applaude, tutto si compie, il club cambia corso e la storia con lui. Piaccia o no, inizia una cosa davvero nuova, esotica e per ora misteriosa, ma magari non è una catastrofe, su con la vita: si sa quanto in Italia sia difficile avviarlo, questo dannato futuro, e qui evidentemente ci sono riusciti. Ora ci metteremo alla finestra per vedere cosa accadrà. Massimo Moratti è costretto al passo indietro, non «di lato» ma proprio indietro, l’Inter non è più sua come s’era capito da tempo. Per lui la carica di “presidente onorario”, per il figlio Angelomario, detto Mao, quella di vicepresidente, ma il capo sarà Thohir, a lui i pieni poteri e da oggi vedremo cosa ne farà.

Confermati gli otto componenti del Cda, peraltro già trapelati giorni fa: Erick Thohir, Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve, Hioe Isenta, Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto. Ai Moratti rimane il potere di veto sulle operazioni economiche più onerose e sulle strategie che riguardano l’immagine del club nel mondo. I numeri: l’Inter nel suo complesso viene valutata intorno ai 350 milioni, i nuovi proprietari (Thohir con Roeslani e Soetedjo, uno che somiglia un po’ a Toshiro Mifune con qualche etto in più) hanno il 70% delle quote ed entrano sottoscrivendo un aumento di capitale per 75 milioni (che porta il patrimonio netto del club a 79 milioni), mentre in futuro rileveranno l’esposizione debitoria di Moratti con le banche, che ammonta a circa 180 milioni.

Quindi Thohir e i suoi spendono circa 250 milioni per rilevare il club e Moratti per ora esce senza intascare un euro, ma in futuro il suo quasi 30% di azioni potrebbe valere molto più di adesso, se i conti del club si risolleveranno. Thohir parla agli azionisti, poi anche in una conferenza stampa che ha una durata ridicola, vista la portata dell’evento, perché vengono permesse solo poche domande poi tutti se ne vanno: su questo ci sarà da lavorare, e molto. Ma insomma Thohir, al di là dei ringraziamenti e degli omaggi e dei sogni che si avverano, dice: «Serve la creatività per plasmare una squadra vincente. L’obiettivo nel breve termine è trovare una maggiore stabilità nei prossimi mesi, poi in 3 anni il rilancio definitivo. Tra 10 anni solo 10 club saranno importanti a livello internazionale e l’Inter vuole essere tra quelli. Vogliamo attirare nuovi tifosi: in Asia c’è un mercato potenziale da due miliardi e mezzo di persone, negli Usa da 250 milioni. Negli anni ‘80 la serie A era popolarissima in Asia, io e i miei due soci diventammo tifosi dell’Inter per quello e il nostro obiettivo è di creare altri tifosi nei prossimi anni».

Finge di non capire una domanda sul calciomercato, argomento per ora tabù, poi opta per la classica captatio e legge una frase di Facchetti («Il segreto di ogni trionfo sta nella propria convinzione») poi scandisce in italiano: «Chi non salta rossonero è». Il nuovo presidente dell’Inter oggi assisterà all’amichevole Inter-Chiasso alla Pinetina, poi si recherà dal sindaco Pisapia. Lunedì potrebbe affacciarsi in Lega calcio, poi incontrerà i vertici del Milan. Massimo Moratti è visibilmente giù di morale, e lo si può comprendere, poi spiega: «Rimarremo comunque vicino alla squadra. Non ho voluto fare il presidente perché non volevo incarichi col rischio di gravare sulle spalle di qualcun altro. Voglio rispettare i ruoli». 

L’Inter non è più sua e c’è un’enorme e visibile tristezza in coloro che gli sono a fianco, parenti, dirigenti, impiegati che hanno camminato con lui in questi anni. Giusto rispettarli tutti: insieme hanno costruito qualcosa di unico. Moratti è stato un grande presidente e rimane un uomo ricchissimo, ma l’amara verità di tutta questa storia è che è stato costretto a cedere il club perché negli ultimi anni gli errori gestionali sono stati numerosi e neppure un magnate può gestire un club che perde 70 milioni all’anno. Ora largo a Thohir: lo attendono tre anni piuttosto impegnativi, ma l’ha voluta lui. Fortissimamente, tra l’altro.