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Repubblica – L’Italia della Curve chiuse, contro la Fiorentina settore ultrà  vuoto…

Tre curve chiuse, e siamo solo all’inizio. Un primato di cui andare poco orgogliosi. Chiuse per razzismo le curve Nord e Sud di Lazio e Roma nella prima e seconda giornata di campionato e adesso toccherà a quella dell’Inter,...

Francesco Parrone

Tre curve chiuse, e siamo solo all’inizio. Un primato di cui andare poco orgogliosi. Chiuse per razzismo le curve Nord e Sud di Lazio e Roma nella prima e seconda giornata di campionato e adesso toccherà a quella dell’Inter, stop previsto in occasione della quinta giornata. La mannaia del giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, stavolta è calata sul club di Moratti, nel frattempo a Londra per una probabile accelerazione della trattativa con Thohir: nella gara infrasettimanale con la Fiorentina, il 26 settembre, resterà deserto il secondo anello verde, il settore degli ultrà che tiene circa 10.000 spettatori. Un turno di squalifica, più 15.000 euro di ammenda (laser e striscione contro Conte). I buu dei beceri sabato scorso hanno colpito gli juventini Pogba Asamoah. È successo, spiega il giudice, «al 15’ del primo tempo e al 10’ e al 15’ del secondo tempo», quando, «sono partiti grida e cori espressivi di discriminazione razziale». Erano pochi, d’accordo, gli idioti a San Siro fra gli 80.000 spettatori. Ma sono stati sentiti dagli 007 mandati dal superprocuratore Palazzi. L’Inter ha fatto la sua parte, «cooperando con le forze dell’ordine ai fini preventivi di vigilanza». Il club nerazzurro è rimasto sorpreso, ma non commenta: solo oggi deciderà se fare ricorso, non vuol dare l’impressione di difendere i razzisti. Forse pesano anche le (tante) multe e le diffide, in Italia e in Europa, dello scorso anno. Certo, purtroppo, non è una novità e gli altri tifosi stavolta non si sono dissociati. Ma dal 5 agosto, con le nuove norme volute dall’Uefa, non si scappa più: ai primi cori razzisti scatta in automatico la chiusura di una curva, e in caso di recidiva è tutto lo stadio che resta senza spettatori. Norme durissime. Bastano 5-10 idioti per ricattare un club. Ma non c’è altra strada, le multe — si era visto — non servivano a nulla, non spaventavano nessuno (il record: 327.000 euro alla Juve). E’ successo, come detto, “in automatico” già con la Lazio e ora con l’Inter, mentre con la Roma (cori a San Siro contro Balotelli) fu diverso perché vennero applicate le norme della scorsa stagione che prevedevano la recidiva.

Ed è successo proprio all’Olimpico e a San Siro, due grandi stadi, di grandi città. Due stadi a norma Uefa, un datoemblematico di come siamo messi male, di come la malattia abbia colpito ormai ovunque. A Verona almeno furono più furbi, e per Balotelli nella prima giornata ci furono solo sfottò e applausi ironici. Non per niente, già all’inizio stagione,il Viminale parlava di “violenza strisciante”. Segnali inquietanti, troppi e crescenti: il carrarmato di Bergamo, la rissa di Terni, Constant che lascia il campo a Reggio Emilia, la tessera da trasferta (che Pallotta chiama “away card”) della Roma sospesa dall’Osservatorio, le sassate al pullman del Verona, il pestaggio di San Siro, i buu, eccetera. Non si puòabbassare la guardia: domenica c’è il derby di Roma. Di pomeriggio, alle 15, perché di sera nella Capitale il derby non si può più giocare e anche questa è una resa ai violenti. Il prefetto Pecoraro è stato chiaro: «Dobbiamo tenere conto che ci sarà un derby di ritorno. Se non vogliono disputarlo a Roma, lo decideranno i tifosi con il loro comportamento».

Una minaccia di cui tener conto. Giovanni Malagò, n.1 dello sport, si augura che «sia una prova di maturità, perché chi fa scontri è un incosciente». Il sindaco Ignazio Marino è preoccupato. Ci sono d’altronde segnali poco allegri. I tifosi, certi tifosi, hanno la memoria lunga: brucia ancora (ai romanisti) il derby di Coppa Italia, il 26 maggio. D’estate ci sono stati anche gli sfottò con gli aerei. Speriamo si fermino a quello.