L’intensità chiesta ai suoi giocatori è talmente elevata che, fosse per lui, porterebbe a quattro il numero delle sostituzioniconsentite. E’ il vorace approccio al calcio di Mazzarri, atteso a Catania dalla sua prima trasferta da allenatore dell’Inter. «Con il calcio di adesso e le panchine lunghe non sarebbe una cattiva idea. Una volta si poteva fare un cambio e si andava in tredici in ritiro. Cambia tutto, si può modificare qualche regola. Servirebbe anche a lanciare qualche giovane in più». Sarebbe l’ideale per un allenatore che vuole aumentare la velocità dell’Inter. Questa mattina a Catania è in programma una rifinitura più robusta del solito, da sempre abitudine di Mazzarri prima delle notturne. «Dovranno essere gli altri a preoccuparsi di noi. Voglio un atteggiamento uguale in casa e in trasferta. La squadra deve levarsi i retaggi del passato e attaccare senza farsi trovare sco perta. Nessuno si nasconderebbe se fossimo oltre le più rosee aspettative al termine dell’andata».
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Mazzarri dà l’impressione di controllare tutto: le strategie degli avversari, le condizioni dei terreni di gioco e i progressi dei suoi. E preferisce dosare i complimenti: «Alvarez e Jonathan? Sì bene, ma una rondine non fa primavera». La squadra riabbraccia le sue colonne: Samuel torna tra i convocati e Milito ieri è arrivato a 65 minuti giocati con la Primavera: «Ho voglia di rientrare - spiega il centravanti - ma ora è importante mettere benzina nelle gambe. Sto ritrovando il ritmo, il ginocchio va bene e questa è la cosa più importante. Così come la fiducia che mi dà Mazzarri. Io lavoro tutti i giorni per ripagarlo in campo, ma comunque per me è un motivo di orgoglio». I due argentini mettono nel mirino la Juventus dopo la sosta. Zanetti invece deve guardare più in là.
«Dovrei tornare a metà novembre», dice a Radio Deejay il capitano che parla anche della cessione del club all’indonesiano Thohir: «Un Moratti ci sarà sempre. E’ la storia del club. Il presidente farà sempre il bene dell’Inter». La trattativa prosegue senza strappi, tenendo presente che le linee di fondo sono state tracciate: 70% al nuovo proprietario di maggioranza e un patto triennale tra Thohir e Moratti per garantire investimenti costanti in grado di tener ad alti livelli l’Inter.
Due rappresentanti della famiglia Moratti in un Cda con cinque componenti (con un consiglio più ampio si manterrebbe comunque questo rapporto). Si lavora sui complessi passaggi tecnici per il trasferimento dei debiti. Senza dimenticare che nessuno vuole forzare la mano perché in questa vicenda c’è anche una forte componente affettiva. E tra due settimane c’è Inter-Juventus, una partita che per la famiglia Moratti è iniziata più di mezzo secolo fa.
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