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Repubblica – Ultimo match da n°1 per Moratti. Da giorni gli uomini di Thohir…

Vigilia di misteri argentini, di incroci livornesi, di indonesiani in arrivo ma che già sono qui. E di un milanese che se ne va: le luci di San Siro illuminano l’ultima Inter dei Moratti, stavolta è davvero il passo d’addio. Con...

Francesco Parrone

Vigilia di misteri argentini, di incroci livornesi, di indonesiani in arrivo ma che già sono qui. E di un milanese che se ne va: le luci di San Siro illuminano l’ultima Inter dei Moratti, stavolta è davvero il passo d’addio. Con Inter-Livorno si chiude la parabola di Massimo, figlio di Angelo, alla guida del club di famiglia: dalla prossima partita, Bologna-Inter del 24 novembre, il proprietario sarà un altro, Erick Thohir da Jakarta, che si insedierà la prossima settimana accompagnato dalla sua composita cordata di amici indonesiani aprendo un futuro di cui tutti ora diffidano, ma si sa che il futuro fa spesso questo effetto.

Appare improbabile che Massimo possa rimanere presidente, visto che nei tre posti “morattiani” del futuro Cda lui non ci sarà, lasciando spazio al figlio Angelomario, detto Mao, a Rinaldo Ghelfi e a un uomo di Four Partners. Il futuro parlerà indonesiano e inglese, perché arriveranno manager americani per i conti e per il marketing, ma ci sarà ovviamente la continuità garantita da Massimo Moratti, che rimarrà vicino alla squadra almeno nei prossimi mesi. Nel frattempo gli arriva un missile da Rafa Benitez, che intervistato dal “Mundo” osserva: «La differenza tra De Laurentiis e Moratti? Al Napoli c’è un presidente che fa quello che dice e che promette; Moratti, invece, mi promise alcuni acquisti ma poi non mantenne».

Quanto al resto del club, da alcune settimane gli inviati di Thohir stanno scandagliando conti e aprendo armadi, prendendo visione di tutto ciò che riguarda il mondo interista. Si sono avviati anche colloqui personalizzati con i molti dipendenti, per cominciare a farsi un’idea della realtà nerazzurra, di cosa funziona e cosa no, per iniziare il lavoro di riduzione dei costi e di rilancio del marchio che rappresenta la priorità nella prima fase dell’operazione-Thohir. Intanto incombe il Livorno, che il livornese Mazzarri affronta senza romanticismi («L’ho già incontrato altre volte da ex. Sono fiero della mia gavetta e di essere arrivato fin qui senza aiuti di nessuno») e con la solita rude concentrazione, nonostante il 3-0 di Udine e il fatto che il Livorno, club amico cui l’ Inter ha prestato diversi giocatori, arrivi con mezza squadra fuori causa e non batta i nerazzurri da 66 anni: «Il nostro atteggiamento non cambia: dico sempre ai giocatori che ogni partita per noi è una finale di Champions».

Ancora fuori Campagnaro, protagonista di una storia assurda: non gioca con l’ Inter dal 26 settembre perché infortunato, ma sta per rispondere alla convocazione dell’Argentina del ct Sabella e non vuole sentire ragioni, men che meno quelle del club che lo paga. A 34 anni è entrato nel giro della Selecciòn nell’anno del Mondiale e forse si può anche capire il suo comportamento, ma pure Mazzarri ha le sue ragioni («Se non si è ancora mai allenato con noi vuol dire che non può giocare, il resto non dipende né da me né dall’Inter») ed è ovviamente incavolato nero. Ma non tutti gli argentini sono uguali: Zanetti, tanto per dire, ha fatto sapere che gradirebbe «giocare qualche minuto contro il Livorno». È fermo dal 28 aprile, è pur sempre il Capitano e soprattutto si annoia a tal punto da rilasciare interviste a raffica da mesi: tutti ottimi motivi per ascoltare il suo suggerimento, e fargli riassaporare l’odore dell’erba di San Siro.