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Russia2018, Crespo: “Mondiali come andare a una festa. E che rammarico nel 2002 quando…”

In vista del Mondiale di Russia Hernan Crespo racconta "i suoi Mondiali" quelli vissuti con la maglia della selezione argentina

Giovanni Montopoli

Protagonista dello speciale di InterTv, Road to Russia 2018 l'ex attaccante dell'Inter, Hernan Crespo. Ai microfoni del canale tematico nerazzurro l'argentino racconta la sua esperienza nei mondiali passati. Ricordi, emozioni, aneddoti e soddisfazioni. Queste le sue parole: "Andare al mondiale rappresenta un sogno che nemmeno potevo immaginare. Riuscire a far parte di questi eventi è qualcosa di straordinario. Ho avuto la fortuna di partecipare a tre mondiale ed è stato qualcosa di straordinario. Ricordo il primo mondiale visto, quello del 78, avevo solo tre anni e ricordo le persone che festeggiavano. Per noi argentini Messico '86 è stato qualcosa di fantastico, poi Italia '90, la finale, tante situazioni. Nel '94 ero già professionista, quindi è cambiato tutto. Sono il culmine di quattro anni di lavoro, dove lavori per il tuo club anche in funzione della nazionale, non puoi pensare di andare al mondiale un mese prima, poi chiaramente dipende da molti fattori. Non sono uno che perde il sonno per una gara di calcio, prima. Sono sempre stato molto sereno, li ho vissuti con allegria, ho avuto la soddisfazione di giocare tante finali europee e ho sempre vissuto tutto con serenità, gioia e allegria. Il terzo mondiale, quello in Germania, ero il più grande di quella generazione, ero un po' una guida, quello che tutti guardavano. Senti la pressione di tutta la nazione, ricordo la prima partita, durante l'inno, quanto ti senti orgoglioso, ti passa davanti tutta la vita e cominci a sentire la pressione. La prima partita contro la COsta d'Avorio è stata pensante, poi ho fatto gol ed è stata una liberazione. Rappresentare una nazione, come rappresentare un grande club, l'ho sempre vissuto con orgoglio, mi godevo la situazione, sapevo cosa dovevo fare, quali erano le mie capacità. Ricordo la bellezza degli stadi, i colori, quando arrivavi con il pullman e vedevi tutti i tifosi, anche famosi, gente che magari guardavi in tv, vestiti con la maglia pronti a tifare. Era come arrivare ad una festa. Nel 2002 ho avuto anche la sfortuna che fosse il primo mondiale dove passavano solo le prime due, a differenza di Italia'90 dove arrivò terza nel girone. Noi li andammo fuori con una rosa che era la più forte degli ultimi anni. Grosso rammarico per quel mondiale. La nazionale ha un impatto sentimentale enorme, che non va di pari passo con l'aver vinto qualcosa, aver alzato una coppa, rappresentare la tua nazione è qualcosa di stupendo, è il motivo per cui tu fai il calciatore, per cui tutti i giorni lavoravi in funzione di. Quando ero all'Inter funzionava cosi, vincevi con l'Inter per poi andare in nazionale, giocare i grandi eventi, giocare le amichevoli era la stessa cosa, una cosa meravigliosa. Quando entro nello spogliatoio e vedi la maglia con il tuo nome, i pantaloncini, quella è la cosa più bella che c'è"

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