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Sacchi: “L’Inter vince ai punti. Ritmo altissimo, ma deve migliorare se vuole…”

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Così l'ex tecnico: "Nell’Inter mi è piaciuto Brozovic. Sempre nel vivo dell’azione, sempre pronto a dettare i tempi di gioco. E anche Bastoni è stato bravo"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi, ex allenatore, ha analizzato così la vittoria dell'Inter in Supercoppa sulla Juventus: «Ha vinto la squadra che ha fatto qualcosa di più. Se fosse stato un incontro di boxe, l’Inter avrebbe avuto più punti. Però, se vogliono diventare squadre importanti anche a livello internazionale, sia l’Inter sia la Juve devono migliorare. Ho apprezzato il grande impegno e la grande volontà».

L’Inter è partita con il piede sull’acceleratore.

«Avete visto che velocità? Aveva un ritmo altissimo. Direi “internazionale”. I ragazzi di Inzaghi hanno fatto 15 minuti di intensità e hanno anche prodotto alcune buone occasioni. Poi c’è stato un calo dei nerazzurri e l’equilibrio è tornato padrone del campo».

Il gol della Juve è stato un lampo: chi se l’aspettava?

«Era già qualche minuto che l’Inter faticava a tenere in pugno il gioco, anche perché, proprio come la Juve, non conosce i tempi corretti del pressing. Il gol di McKennie poteva spiazzare i nerazzurri che, invece, sono stati bravi a reagire».

Netto il rigore su Dzeko per l’intervento di De Sciglio, e bravissimo Perisic a imbeccarlo in area con un colpo di tacco.

«Azione molto bella e rigore netto. E, a quel punto della partita, giusto il pari. Anzi, se c’è una squadra che ha fatto di più nel primo tempo questa è stata l’Inter. La Juve ci ha messo impegno, determinazione, ma poi ha fatto come ultimamente gli capita spesso: i reparti non sembrano connessi come dovrebbero, quindi è difficile attuare una pressione efficace per rubare il pallone».

Ripresa più noiosa, è d’accordo?

«Le squadre hanno lottato, l’Inter ha avuto di più l’iniziativa, ma sia i nerazzurri sia i bianconeri facevano fatica a recuperare il pallone. È sempre la solita questione del pressing, non mi stancherò mai di dirlo. Ci vogliono mesi e mesi di lavoro per riuscire ad applicarlo bene. La Juve ci ha provato, soprattutto all’inizio dei due tempi, ma le distanze tra i reparti non erano corrette. E quando mancano le distanze succede che si crea un buco in mezzo al campo».

Poche occasioni da gol, però.

«Alla fine dei 90’ le squadre erano stanche. Hanno battagliato per più di un’ora, e questo non va dimenticato. Tutto quello che avevano lo hanno messo sul campo, e questo va sottolineato. La Juve ha dimostrato carattere, qualità che è spesso stata decisiva in passato. Adesso deve lavorare sul pressing per far crescere la qualità del gioco».

Una menzione particolare per...

«Nell’Inter mi è piaciuto Brozovic. Sempre nel vivo dell’azione, sempre pronto a dettare i tempi di gioco, sempre abile anche in fase di contenimento. E anche Bastoni è stato bravo. Ha difeso con determinazione e ha costruito trasformandosi spesso in centrocampista. Insomma, ha interpretato bene il ruolo. Dzeko, invece, non era al massimo».

E di Lautaro che dice?

«Ha calciato il rigore con molta freddezza. Complimenti. E poi è sempre pericoloso, quando il pallone è lì davanti lui tiene in apprensione tutta la difesa avversaria».

I momenti migliori della partita?

«Quando l’Inter è riuscita a costruire da dietro e ha evitato il pressing juventino. Lì i bianconeri erano messi male, troppo lontani tra loro, e così l’Inter è potuta uscire facilmente e proiettarsi in avanti. Ai nerazzurri, tuttavia, specialmente nella seconda parte della gara, è mancato il movimento senza palla. Inevitabile che se aspetti il passaggio da fermo l’azione si rallenta e diventa più complicato creare problemi agli avversari. La Juve ha avuto così la possibilità di mettersi là dietro ad aspettare, e non c’era spazio per inventare nulla».

Nemmeno nei supplementari si sono visti lampi.

«I giocatori erano stanchi, molto stanchi. E poi, in certe situazioni, si cerca di non concedere il fianco alle scorribande degli avversari. Più il tempo passa e più si è attenti».

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