Nel consueto appuntamento con la rubrica'Il Commento', sul Corriere della Sera il giornalista Mario Sconcerti fa il punto sulla 10^a giornata di Serie A: "Segna Pogba, l’anima nuova della Juve, all’ultimo minuto. Una vittoria stretta come la cruna di un ago ma molto importante perché tiene a distanza l’Inter e porta vantaggio su Napoli e Lazio. La Juve è partita bene ma si è persa abbastanza presto. Pogba ha giocato tutti i palloni più importanti,main coppia con Giaccherini ha tolto memoria al gioco della squadra. Troppe differenze in mezzo al campo e intorno a Pirlo, che infatti ha perso riferimenti ed è rimasto sotto tono. Resta la prova individuale di questo ragazzo francese di 19 anni, un classico predestinato, voluto da tutte le più grandi squadre d’Europa che però ha scelto la Juve perché a Torino hanno giocato tutti i grandi francesi, da Platini a Zidane, Henry, Deschamps, Thuram. Pogba ha giocato molto avanti, più per ordine di Conte che per predisposizione. Ha grandi doti ma non è ancora omogeneo alla squadra, ne rappresenta una diversità, non un punto di forza regolare. Ha portato comunque punti che rendono eccezionale il cammino della Juve. La parte meno concepibile è che anche l’Inter abbia fatto tantissimi punti; la sua media, 2,4 punti a partita, le regalerebbe nove scudetti su dieci. Arriva meglio l’Inter come condizione alla partita di sabato perché in rimonta e perché ha trovato il modo di segnare con facilità. Nessuno ha gli attaccanti dell’Inter. Palacio in tre giornate ha segnato quanto Quagliarella e Giovinco in tutto il torneo. Non ha un grande gioco l’Inter, copre con imediani la fantasia delle punte, il gioco è a compartimenti, ma è insistente, alla lunga efficace. La Juve arriva più morbida, un po’ stanca, con qualche idea in meno, problema reale per una squadra che di idee si nutre. È probabile che sabato finisca in un 2-2 che farebbe a entrambe esaltare i limiti attuali dell’altra. Per adesso restano da sole in testa, con un Napoli che insiste a non segnare in trasferta. L’ultimogol su azione è addirittura del 26 agosto a Palermo. Perde di nuovo la Roma. Zeman è orgoglioso di non cambiare mai idea, ma non è chiaro perché, come se essere testardi fosse un pregio sicuro. La partita di Parma non è tecnicamente valutabile per il campo pieno di pioggia, ma i gol presi sono stati di nuovo sorprendenti. Se Zeman non vuole mettersi in discussione, non si vede come possano farlo i giocatori. Perché dovrebbero, avendo quarant’anni meno e unmaestro che porta solo verità? Credo sia questo il problema di metodo. L’arroganza della sapienza paga a volte con i molto giovani. Gli altri hanno bisogno di capire, di partecipare. È questo che rende fuori tempo Zeman. Non esiste più ormai una vita con una strada sola. Come può uno bravo come Zeman non capirlo?".
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Sconcerti: “Inter, media da 9 scudetti su 10. E Palacio in 3 giornate meglio di…”
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