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Simoni: “Scudetto perso? Non ce lo siamo potuti giocare. Recoba, Ronnie e Simeone…”

In una lunga intervista concessa a gianlucadimarzio.com, l’ex tecnico nerazzurro, Gigi Simoni, ha ripercorso la sua carriera all’Inter nel dettaglio, svelando curiosi aneddoti del passato. Tanti ricordi e un po’ di nostalgia, nel...

Dario Di Noi

In una lunga intervista concessa a gianlucadimarzio.com, l’ex tecnico nerazzurro, Gigi Simoni, ha ripercorso la sua carriera all’Inter nel dettaglio, svelando curiosi aneddoti del passato. Tanti ricordi e un po' di nostalgia, nel ricordare il suo percorso. Queste le sue parole, sui campioni che ha allenato e sui trofei che ha potuto (e non potuto) vincere.

RECOBA - "Nell’agosto ’97, alla prima di campionato, Recoba fece due gol al Brescia, evitando il mio esonero. Perdevamo 1-0 a 20’ dalla fine e se non avessimo rimontato... il mio licenziamento sarebbe stato immediato. Recoba andava preso per quello che era: un talento infinito con una limitata dedizione al lavoro e all’ordine in campo. Per questo motivo la sua carriera è stata grande solo in Nazionale e giocando nella sua terra: fuori dal suo Paese ha fatto fatica".

RONALDO - "Penso di essere stato un privilegiato. Ho avuto la fortuna di conoscere e allenare il più grande. Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto di amicizia: per me Ronaldo è il centravanti della storia del calcio. E la mia Inter giocava in contropiede con l’obiettivo di servirlo il più rapidamente possibile".

SIMEONE - "Simeone è stato un altro che io ho allenato… S’interessava di tutto quello che facevo e mi raccontava tutto quello che aveva già imparato dai suoi allenatori precedenti. Da giocatore era di un’altra categoria: un allenatore in potenza. Una volta decisi di lasciarlo fuori, dovevamo giocare una partita di Coppa UEFA in Francia. La sera della vigilia gli parlai per motivare l’esclusione e lui mi disse che non dovevo dirgli proprio niente, che lui era solo un giocatore e rispettava le mie scelte. Credo che oggi pretenda lo stesso dai suoi giocatori". 

PAULO SOUSA - "Sono molto contento che Sousa stia facendo bene con la Fiorentina. Da giocatore forse l’ho trattato male. Non l’ho fatto giocare spesso perché avevo già grandi centrocampisti: Simeone, Winter, Zanetti e Djorkaeff. Sousa era un buonissimo giocatore, ma aveva molta concorrenza davanti, a me servivano giocatori più veloci di lui per servire subito Ronaldo. Fu solo molto sfortunato con me".

LO SCUDETTO MANCATO - "Abbiamo perso quel campionato perché non ce lo siamo potuti giocare. Con un pareggio contro la Juve avremmo mantenuto un punto di svantaggio in classifica. La Juve di Lippi aveva Zidane, Del Piero e Inzaghi, ma la mia Inter non era da meno. Noi non avevamo solo Ronaldo. C’erano Pagliuca, Bergomi, Winter, Djorkaeff, Zanetti: eravamo pieni zeppi di campioni. L’episodio del rigore Ronaldo-Iuliano fu un’ingiustizia enorme: io e Ronnie ci beccammo pure due giornate di squalifica per aver protestato. Sono passati quasi vent’anni da quel pomeriggio eppure la gente che incontro mi ricorda quel rigore… pure i giornali lo ritirano in ballo quando devono parlare di qualche rigore clamorosamente non dato! Credo che all’epoca gli arbitri provassero sudditanza nei confronti di alcune squadre, ma non posso sapere se fossero in buona o mala fede. Giocammo quel campionato sempre davanti, per quell’episodio ci ritrovammo dietro".

LIPPI - "All’inizio degli anni ’70 giocavamo entrambi a Genova, eravamo amici fraterni. Lui era il capitano della Sampdoria, io del Genoa. Mangiavamo spesso assieme la sera nei ristoranti della zona. Quel giorno a Torino ci siamo beccati perché lui aveva detto qualcosa che non mi era piaciuto. Lippi sosteneva che la Juventus in quell’occasione aveva fatto una grande partita meritando di vincere: io non ero d’accordo. Il nostro rapporto comunque non è stato rovinato da quell’episodio. Siamo amici, tutt'ora".

COPPA UEFA - "Fu splendido vincere quella Coppa UEFA contro la Lazio, a Parigi. Ricordo il gol di Zamorano su lancio di Simeone dopo appena 4’ di gioco. Poi nel secondo tempo la sassata di Zanetti su assist di Zamorano e infine il terzo gol di Ronaldo che segnò per conto suo, saltando il portiere Marchegiani. Fu bellissimo".

MORATTI - "Ci telefoniamo spesso. Tutti gli anni mi manda il regalo di Natale e mi invita spesso quando c’è qualcosa da festeggiare. Io non ho portato rancore per quel momento in cui ha pensato di cambiarmi. Aveva apprezzato comunque il mio lavoro per un anno e mezzo. Io stimavo Moratti perché era sinceramente appassionato alla sua squadra. Il suo amore per l’Inter a volte gli ha fatto fare qualche errore. Recentemente mi ha spiegato perché ha deciso di cedere la società: cercava un acquirente che avesse nuovo entusiasmo e risorse. Mi ha detto anche di essere ancora giovane, che eventualmente sarebbe anche potuto ritornare sui suoi passi. Poi invece ha mollato davvero".

(gianlucadimarzio.com)

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