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Spinazzola: “Mkhitaryan era quantità e qualità, ci mancherà. Dybala incredibile, Mou…”

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Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Leonardo Spinazzola ha parlato anche di Dybala e Mkhitaryan

Matteo Pifferi

Nel corso di un'ampia intervista concessa a , Leonardo Spinazzola ha parlato anche di Dybala e Mkhitaryan:

Roma da Champions?

«Possiamo alzare l’asticella e ci riusciremo. Il gruppo lavora con il mister già da un anno, in più sono arrivati tanti “doppioni” di qualità. Con una stagione così compressa è quello che serve, altrimenti qualcosa lasci inevitabilmente per strada».

Intanto è arrivato Dybala, che lei conosce molto bene.

«Giocatore incredibile: può segnare o fare la giocata in qualsiasi momento. Uno che ti fa vincere le partite. E ragazzo gentile, tranquillo, uno che si applica sempre. Una grande persona».

Zaniolo, Abraham, Dybala e Pellegrini possono giocare insieme?

«Dipenderà dal mister, sono quattro giocatori pazzeschi. Quando ero all’Atalanta e giocavo contro la Juventus mi capitava Cuadrado e al 60’ entrava Douglas Costa. E io mi dicevo: «Ora inizia la partita», quelli sono i minuti in cui vinci o perdi. Alzare l’asticella vuol dire anche questo: far entrare uno di questi quattro quando gli altri sono stanchi».

Abraham può ripetersi?

«Secondo me ne può segnare anche più di quei 27 gol. Anche senza Mkhitaryan, che ci mancherà. Lui era quantità e qualità, una persona eccezionale».

Che rapporto ha con Mourinho?

«L’anno scorso mi ha dato una grande mano, mi dava forza e tranquillità. Scherza in campo, ma vuole che si lavori sodo. Se gli dai questo, in cambio ti dà tanto. E’ una persona trasparente e diretta. E se non hai queste doti non puoi allenare squadre come Real Madrid o Chelsea, con i migliori giocatori del mondo. E soprattutto non puoi vincere ovunque».

Ha mai chiamato anche lei?

«Una volta, prima dell’Europeo. Mi disse: “Hai paura?” Gli dissi di no e mi diede l’in bocca al lupo».

Dovesse invece vincere ancora con la Roma, dove festeggerete?

«Non lo so, ma so che dopo la vittoria dell’Europeo c’era la metà della metà della gente che ho visto il 26 maggio. Alla Juventus vincere era la normalità. Qui no, ne avevamo bisogno tutti: squadra, città, club e tifosi».

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