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Stadio, Sportium: “I due anelli sono nati così. Ecco perché dovremmo vincere noi”

Le parole di Massimo Roj, fondatore di Cmr Sportium

Marco Astori

Il Corriere della Sera, nella sua edizione Milano, ha dedicato un lungo focus alla costruzione del nuovo stadio. Il quotidiano ha dato parola ai due studi architettonici, a partire da Sportium, rappresentato da Massimo Roj: «Il nostro progetto nasce dalle esigenze del territorio, non è una cattedrale nel deserto, è un qualcosa che deve servire ai cittadini, ai residenti, agli sportivi e poi anche ai turisti».

Ce l'ha con il progetto di Populous con le guglie che richiamano il Duomo?

«Assolutamente no. Voglio solo dire che il nostro progetto nasce dal cuore della milanesità, dalla competenza ed è pensato per le persone, per gli abitanti, per i tifosi e come dice il nostro motto è progettato a misura d'uomo».

Da cosa siete partiti?

«Da conoscitori del tessuto di Milano abbiamo cercato di capire quali erano le esigenze e le necessità di un'area che ha grande dimensioni e un mix sociale eterogeneo. Fortuna vuole che stavamo già lavorando sulle case popolari di San Siro. Siamo partiti da quali potevano essere le esigenze della popolazione locale e come collegare al meglio quest' area con il resto della città perché San Siro è nato 90 anni fa e la città si è sviluppata intorno senza mai integrarlo. Il nostro progetto innanzi tutto è un progetto di integrazione e di rigenerazione urbana».

Come?

«È un territorio che va restituito ai cittadini con funzioni miste, commercio, terziario, retail, servizi e come elemento di connessione una grande area verde che diventa il fattore determinante del progetto. Sarà il più grande parco pensile d'Europa con i suoi sette ettari».

Come dire che il vostro progetto di stadio è contestualizzato e non è «una cattedrale nel deserto». Ma arriviamo ai Due Anelli. Come sono nati?

«Per la nostra cultura il simbolo dell'unione è spesso rappresentato dallo scambio di anelli e i due anelli rappresentano l'unione di due squadre, di due mondi opposti nel tifo ma uniti all'interno della stessa città. Un altro elemento è che il nostro stadio è dei tifosi. Potranno partecipare alla vita dell'impianto imprimendo i loro volti su delle lastre metalliche. Per noi gli edifici sono degli organismi viventi e in tutti i nostri progetti, penso alle Torri Garibaldi, alla sede di Unipol, gli edifici hanno una pelle che cambia in funzione delle condizioni metereologiche e della luce. Lo stesso vale per lo stadio con i volti sospesi sui cavi che vibrano creando un effetto di vita».

Le due squadre vogliono mantenere una traccia di San Siro...

«Il nostro progetto ha due elementi che ricordano il Meazza. All'ingresso Ovest il muro con le targhe delle coppe vinte dalle squadre. Ma soprattutto alla sommità del parco pensile verrà riportato lo storico prato di San Siro che non sarà più solo per pochi intimi ma aperto alla città e per coloro che ci abitano. Inoltre la collina si affaccia sul fronte est con dei terrazzamenti che ricordano le gradinate di San Siro. Su questi terrazzamenti abbiamo inserito delle vigne che produrranno il vino di Milano».

Voi omaggiate San Siro, Populous omaggia il Duomo e la Galleria...

«La loro Galleria è il retro dello stadio con delle arcate monche. Anche il nostro anello è un anello commerciale che avvolge lo stadio creando non una Galleria ma i portici milanesi e infatti i portici sono spazi commerciali dove si affacciano negozi, bar, musei. Come i portici di piazza Duomo».

Perché dovrebbe vincere il vostro progetto?

«Perché è un progetto che nasce dal cuore e dalla milanesità».

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