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Suarez: “Mantova-Inter del ’67? La fine di un ciclo. Ma nello spogliatoio l’arbitro ci disse…”

Suarez: “Mantova-Inter del ’67? La fine di un ciclo. Ma nello spogliatoio l’arbitro ci disse…”

La rivelazione di Luisito in merito alla delusione del 1967, con lo Scudetto andato alla Juve all'ultima giornata

Matteo Pifferi

In vista di Inter-Juventus, La Gazzetta dello Sport ha intervistato Luisito Suarez, al quale è stato chiesto inizialmente cosa sia accaduto a Mantova il primo giugno 1967:

«La mia Inter perse la partita e consegnò lo scudetto alla Juventus, che vinse in casa sulla Lazio, mandandola in B».

Un triangolo che ai tifosi nerazzurri ricorda un altro patatrac...

«Certo, il 5 maggio 2002. Ma la nostra caduta fu più rovinosa anche perché legata a due episodi più unici che rari».

La famosa papera di Sarti.

«Quello è il secondo. La prima cosa strana accadde negli spogliatoi prima del fischio d’inizio e chiama in causa l’arbitro Francescon, il quale ci fece un discorsetto inaudito: “Ragazzi, non voglio vedere cadute in area e comunque sappiate che non ho nessuna intenzione di darvi un rigore perché non voglio essere io a decidere il campionato”. Promessa che mantenne: sullo 0-1 noi subimmo due falli da rigore senza che l’arbitro intervenisse. Uno su di me, l’altro lo fecero su Sandro Mazzola».

Effettivamente un comportamento curioso. Al pari dell’autogol di Giuliano Sarti.

«Sì, prendemmo questo gol balordo. Il Mantova non aveva obbiettivi da inseguire, per l’intero primo tempo non costruì azioni insidiose. In avvio di ripresa Gegé Di Giacomo, che era stato nostro compagno all’Inter, tallonato da Picchi fece un cross innocuo che sarebbe finito fuori dallo specchio se Sarti, toccandolo maldestramente, non avesse deviato il pallone in rete. Un errore che ci costò il campionato, ma un errore di quelli che possono capitare nella carriera di un portiere, sia chiaro».

All’epoca si malignò, e parecchio invece.

«Le polemiche furono feroci perché i giornali svelarono il premio a vincere garantito al Mantova dalla Juve, premio rifiutato dal solo Di Giacomo. E sulla Gazzetta si lesse un commento al vetriolo di Emilio Violanti, firma importante del tempo, il quale profetizzò quello che poi sarebbe realmente accaduto: “Vedrete che Sarti adesso passerà alla Juve, dove rimarrà due anni per poi sparire nel dimenticatoio”. Andò davvero così, però nessuno di noi giocatori ha mai creduto a un comportamento sleale del nostro compagno».

Lì finì il ciclo della vostra Grande Inter.

«Eravamo reduci dalla tremenda delusione di Lisbona, dove avevamo perso la terza Coppa dei Campioni subendo la rimonta del Celtic Glasgow. La squadra era evidentemente provata dalla lunga corsa in testa alla classifica, nell’ultimo mese il vantaggio sulla Juve si era ridotto a un solo punto. Andammo a Mantova sicuri di vincere, invece dopo quella batosta fummo eliminati anche in semifinale di Coppa Italia dal Padova. Fu davvero crudele chiudere così la stagione dei trionfi».

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