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Vecchioni: “Fosse in Champions ora, l’Inter spaccherebbe tutto. Conte passione esagerata”

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Il cantante, grande tifoso dell'Inter, ha parlato a La Repubblica della squadra di Conte, ma anche dell'annata vincente di Mourinho

Andrea Della Sala

Intervistato da La Repubblica, il grande cantante e tifoso dell'Inter Roberto Vecchioni ha parlato dell'Inter di Conte, ma anche di quella di Mourinho:

Meglio Lukaku o Ronaldo il Fenomeno, che sta pure in una sua canzone (“Ho sognato di vivere”)?

“Ronaldo. Noi abbiamo avuto centravanti formidabili da Boninsegna ad Altobelli, da Crespo a Vieri, a Icardi, e, se pur per poco, l’inarrivabile Rummenigge. Lukaku è su questo piano, Ronaldo non ha uguali: non era di questa terra”. 

Vorrebbe un azionariato popolare come al Barcellona? Anche per riscattare la società da Zhang. E la convince il progetto Cottarelli?

“Ho sentito parlare di questa romantica avventura. Noi interisti abbiamo blog e siti in comune. Siamo al confine fra idealismo suicida e utopia. Mi sentirei al settimo cielo con un’Inter tutta nostra, ma dovremmo giocare in un campionato immaginario, tra nuvole immaginarie, dove la realtà sporca e cattiva si tramuti in favola da “vissero felici e contenti”. Vede, noi malati di Interismo viaggiamo in un mondo parallelo dove il giusto vince, il buono ha l’ultima parola, e così non è”. 

La sua partita del cuore e quella che vorrebbe dimenticare?

“Madrid, non c’è altro che Madrid 2010. Ho portato i miei quattro figli con fidanzate e fidanzati a carico. Notte bacchica e planetaria senza vincoli e restrizioni: abbiamo impazzato come bambini per piazze e strade facendo a gara a chi beveva di più, in modalità completamente ineducativa. Non so scegliere invece la partita da dimenticare; sono incerto tra lo storico nerissimo Lazio-Inter 4-2 e l’obbrobriosa Juve–Inter del rigore negato a Ronaldo. Ma vuoi saperla una cosa? In fondo non mi va di dimenticare nessuna delle due partite. Sono proprio quelle ferite che ti fanno gioire di più quando arrivano le rivincite”. 

Qualche mese fa aveva detto: “Una vagonata di incapaci, incompetenti e mangia gol”. Ma il calcio è volubile e la palla ha cominciato ad entrare. Che succedeva e che è successo?

“Credo che sia la fretta sotto rete: Lukaku non è il genio dei “tap-in”, da fermo in aria si aggroviglia. Lautaro è istintivo, prima fa e poi pensa. Ma alla lunga butta via qua, butta via là, il conto è in attivo. Il campionato è cambiato perché non si gioca più in casa. Ovunque la spinta psicologica per la propria squadra è micidiale. L’Inter, fuori da San Siro, la subiva molto. È cambiato perché invece di arrembare l’Inter aspetta e riparte. E ancora perché stanno tutti bene e non mollano”. 

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Cosa le piace di questa squadra?

“Lo spirito corale, lo stare insieme, l’essere uniti, difendersi l’un l’altro. L’abitudine semmai a dare la colpa a se stessi. La grinta di Barella e Lautaro, la pazienza di Eriksen e Brozovic, l’imprevedibilità di Sanchez e poi la straesagerata passione di Conte”. 

Mourinho e il triplete. La stagione più bella? Le mancano le frasi ad effetto del portoghese, da “Zero tituli” a “Sento il rumore dei nemici”, fino a “non sono un pirla”?

“Sì, ma è stata un’altra epoca. Allora  galvanizzavano, ora forse, a lungo andare stuferebbero però che goduria”. 

Conte va rivalutato?

“Ha avuto la sua dose di sfortune, se l’Inter fosse ora in Champions, con la forma attuale spaccherebbe tutto”. 

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