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Zanetti incensa Baggio: “Come con Messi, un piacere correre per chi faceva la differenza”

Al Festival dello Sport si parla di fenomeni e c'è un evento dedicato al divin codino compagno di squadra dell'ex capitano nerazzurro

Eva A. Provenzano

A Trento si parla di Fenomeni ed era inevitabile che uno degli eventi del Festival dello Sport fosse dedicato a Roberto Baggio che ha anche un passato all'Inter. Per omaggiarlo è arrivato sul palco il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti, suo ex compagno. «Quando lui è arrivato a Milano ero giovanissimo e per la prima volta mi avevano dato la fascia da capitano. Ed essere capitano di un grande come Roby per me era un onore. Mi è stato di grande aiuto perché con la sua umiltà e il suo silenzio, con il suo comportamento mi diceva di quello che aveva vissuto e ti faceva capire tanto. Si è creata una grande amicizia fin da subito. E se ci sono cose per cui ringrazio il calcio e di aver giocato con uomini come lui». 

-Io vorrei essere Baggio, ha detto Javier una volta. Ma Baggio ha risposto che vorrebbe essere te perché sei indistruttibile? . Ma com'era la storia del cane? 

Eravamo in ritiro e mi fa vedere un cane di un labrador che correva. Ho chiamato Paula e gli ho detto di questo cane. Dopo due settimane eravamo a cena con Peruzzi vicino Pavia. Mi disse di accompagnarlo in macchina e c'era il cane, mi disse che era per me, Simba. Era un piacere correre per lui e per chi faceva la differenza come lui. Avere un giocatore così in squadra fa piacere, vale lo sforzo e il sacrificio. Io ho avuto la fortuna di giocare anche con Messi in Nazionale, fanno la differenza e lo spirito di squadra era quello che ognuno sapeva cosa fare, il mio compito era di correre. E io continuo a correre ancora e lo farò sempre, fino all'ultimo giorno della mia vita. Insieme a Baggio ho imparato tante cose. Ho visto da vicino i sacrifici e lo sforzo che faceva per scendere in campo, faceva 200-300 esercizi per la gamba prima di entrare in campo. 

-Com'era giocare con Baggio? 

Era una sicurezza, sapevamo che inventava qualcosa di eccezionale. Un piacere vederlo negli allenamenti per quello che faceva, puoi imparare tanto. Avevo 23 anni quando è arrivato all'Inter.

-Come ti misuri con un fuoriclasse? 

Erano due stagioni difficili e avevamo cambiato tanti allenatori ed era difficile uscire da quel momento. La sua semplicità, il suo esempio, l'umiltà che aveva erano unici. La grandezza di Baggio è proprio questa. 

(Fonte: gazzetta.it)

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