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Zenga: “Sorpreso da Conte. Lukaku? Conta l’Inter. Sono nato interista, sogno di allenarla”

Zenga: “Sorpreso da Conte. Lukaku? Conta l’Inter. Sono nato interista, sogno di allenarla”

Le dichiarazioni ai microfoni di Goal.com dell'Uomo Ragno Walter Zenga sui temi caldi in casa Inter alla vigilia dell'esordio in Serie A

Alessandro De Felice

Walter Zenga, ex portiere di Inter e Nazionale e oggi allenatore, ha parlato a Goal.com dei nerazzurri alla vigilia dell'esordio dei nerazzurri di Inzaghi contro il Genoa, primo impegno ufficiale della stagione.

Parliamo un po’ della sua Inter: la scelta di Inzaghi l’ha sorpresa?

"All’inizio, in realtà, mi aveva sorpreso più la scelta di Conte di andare via. Io, da sognatore, avrei fatto qualcosa di differente, avrei continuato ancora un anno, anche se la rosa perdeva due pezzi importanti, ma ci avrei provato. Secondo me c’erano ancora le condizioni per fare bene, ma ognuno ragiona alla sua maniera ed è giusto che decida con la sua testa. Davanti ad una situazione del genere hai due strade: o affronti i problemi, oppure vai via. Una volta che Antonio ha deciso di lasciare, la scelta di Simone Inzaghi mi è parsa la più logica, perché comunque non è un “novizio”. Alla Lazio ha fatto un lungo percorso, in un ambiente comunque non facile, con grandi pressioni, aspettative ed obiettivi. E ha fatto bene, per cui sinceramente non è stata una scelta sorprendente".

Ha letto l’intervista di De Rossi su Sportweek? “ Un giorno allenerò la Roma, ma per meriti …” Lei ha dimostrato di averne di meriti, ci ha sperato un po’ nella telefonata di Marotta?

"Daniele ha detto una cosa giusta, ma aggiungo anche che bisogna trovarsi al posto giusto nel momento giusto e questo, purtroppo, non dipende da te. Io ci ho sempre sperato, il mio percorso professionale da allenatore è stato sempre disegnato con l’obiettivo di tornare a casa, ma sfortunatamente quando ho fatto cose importanti, non era il momento giusto, perché sulla panchina dell’Inter sedevano allenatori che stavano facendo bene. In altre occasioni, invece, quella fortuna di cui parlavo in precedenza, non mi ha aiutato: se, ad esempio, a Genova mi avessero dato maggior credito o se, a Crotone, dopo aver fatto comunque bene, fossimo riusciti a salvarci, magari sarebbe stato diverso. Inutile stare a pensarci ora, alla fine non è andata così ed evidentemente finora non mi sono ancora meritato l’opportunità".

 Foto: Sky Sport

Cosa rappresenterebbe per lei sedersi un giorno sulla panchina dell’Inter?

"Per me sarebbe come tornare a casa. A differenza di altri io sono nato interista, ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile come Bergomi, Ferri, Baresi, questo ti dà un senso di appartenenza che altri non possono avere. Io andavo a tifare l’Inter in curva, quando la curva era davvero sull’angolo della bandierina e non in rettilineo come oggi. Non è detto che chi arrivi da fuori non possa incarnare quei valori, basta guardare Zanetti, che è diventato giustamente un simbolo, però sono convinto che il fatto di essere stato tifoso in campo, di avere una reale passione per la squadra per cui giochi, o che alleni, ti dia un qualcosa in più. Poi, per carità, essere stato un ex giocatore di quella squadra, o esserne semplicemente tifoso non basta, ma crescere in una società e tornarci, sarebbe la meraviglia del mondo".

Tornando all’attualità, qual è il suo punto di vista sulla questione Lukaku?

"Non ho un’opinione drastica, cioè se sia stato giusto o sbagliato cederlo, ma è chiaro che queste trattative non nascono dall’oggi al domani. Davanti a certe cifre e certe situazioni, non c’è un manuale su come ci si debba comportare. Quando si è di fronte ad un giocatore che già guadagna tanto, e qualcuno gli offre di raddoppiargli lo stipendio, rimaniamo basiti, diciamo “tanto non gli cambia nulla”, ma in realtà lo faremmo tutti. Chi nel mondo del lavoro “normale”, diciamo così, se gli offrissero il doppio dello stipendio, non cambierebbe azienda solo per riconoscenza? Dai, bisogna essere onesti. Guardiamo solo al “mercato” dei telecronisti o degli opinionisti sportivi: si passa da un’emittente all’altra a seconda di come si spostano i diritti e in base alle offerte che ricevono. E’ nell’essere umano la voglia di voler migliorare, progredire. Capisco che i tifosi ci rimangono male, ma bisogna guardare avanti. Giocatori, allenatori, presidenti e dirigenti passano, ma l’Inter resterà sempre la nostra Inter. Ed è questo quello che conta".

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