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Zhang: “Scudetto? Il duro lavoro ha pagato, che orgoglio. Quando comprammo l’Inter…”

Zhang: “Scudetto? Il duro lavoro ha pagato, che orgoglio. Quando comprammo l’Inter…”

Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, il presidente dell'Inter Steven Zhang ha parlato così dello scudetto

Matteo Pifferi

Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, il presidente dell'Inter Steven Zhang ha parlato così dello scudetto:

«È un grande orgoglio aver raggiunto questo obiettivo, undici anni dopo l’ultimo titolo, interrompendo una striscia di nove scudetti consecutivi della Juventus. Era uno dei nostri sogni quando abbiamo rilevato l’Inter. È una soddisfazione che viene dal profondo del cuore, ringrazio la squadra e lo staff tecnico e societario per essere riusciti a regalare ai nostri tifosi una gioia che spettavano da tanto tempo e aver riportato Milano sul tetto del calcio italiano. Aver donato questa soddisfazione al popolo nerazzurro in un periodo storico così difficile e drammatico ha un valore ulteriore. Siamo consapevoli di quanto impegno e quanti sforzi siano stati necessari per riuscirci. Il duro lavoro ha pagato e oggi sappiamo che nell’Inter ci sono le competenze, le qualità e le capacità per vincere e per continuare a programmare un futuro solido e ricco di soddisfazioni».

Ora che ha tagliato il traguardo, come riassume il percorso di questo primo ciclo?

«Quello che più mi piace evidenziare è come negli anni sia stata rafforzata la struttura aziendale. Ovviamente lo sguardo di molti si posa sui nomi di tecnici e giocatori importanti che hanno vestito e vestono la maglia dell’Inter, ma questo aspetto, benché importantissimo, è la conseguenza della crescita del club, che vanta tantissime professionalità in ogni settore e grandi manager. Quella dell’Inter è oggi una delle realtà tra le più forti e organizzate a livello europeo. Questo il mio più grande orgoglio. E con una struttura così solida anche il lavoro del presidente diventa molto più facile».

Pur essendo la proprietà straniera, questa struttura si basa su un management di fiducia tutto italiano.

«Ad essere onesti, quando scegliamo le professionalità non guardiamo alla nazionalità, quello che conta è la qualità delle persone. Ma il calcio è un’azienda particolare: quando abbiamo rilevato l’Inter avevo solo 24 anni e non conoscevo dall’interno il campionato italiano e la cultura italiana. Avevo bisogno di apprendere come si gestisce un club italiano, i meccanismi, le aspettative, la cultura sportiva e anche storia e Dna della società e del sistema calcio. Dovevo entrare nel mondo dell’Inter e delle sue radici a Milano. Nessuno poteva spiegarmelo meglio di dirigenti italiani. Faccio un esempio tecnico-tattico: ho dovuto capire che storicamente le vittorie in Italia si costruiscono partendo dalla solidità della difesa. Mi ricordo quando Piero (Ausilio, ndr) mi ha spiegato l’importanza di avere delle fondamenta solide e la sua soddisfazione il giorno in cui riuscì a prendere insieme Bastoni e Skriniar per aggiungerli a De Vrij...».

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