Caro Mario, il calcio è una cosa seria. Non è vero che è solo un gioco e questo tu lo hai capito già da diverso tempo. Non per nulla hai dichiarato che ogni tanto rimpiangi le partite giocate con la Primavera, una (ormai) lontana infanzia fatta di gioco e spensieratezza. Come tutti i professionisti che lavorano per una società importante e in vista percepisci un adeguato stipendio e sei tenuto a considerare una serie di regole e divieti scritti. In poche parole hai un contratto da rispettare. Questo per essere fiscali e tignosi. Poi c’è tutto un mondo di cose non scritte. Il cosiddetto buon senso. O il suo esatto contrario. Per esempio andare da spettatore a vedere la partita dei cugini rossoneri. Scegliersi un procuratore che ha sempre creato maretta nelle trattative dei suoi assistiti. Affidare la gestione del tuo personaggio mediatico alla famiglia piuttosto che allo staff della società nerazzurra. Hai in comune una cosa con il tuo allenatore: il bisogno di spingere le situazioni verso la guerra. Anche se non lo fai con le sue stesse intenzioni. Forse non ti serve per caricarti, ma solo per nasconderti e difenderti. E a proposito di difese qui c’è un popolo che ti è sempre stato vicino. E non da adesso. Troppo facile e scontato sfruttare un’onda mediatica che ti vuole come caso del giorno. Parliamo di un po’ di tempo fa e di chi ti considerava immaturo e tracotante, arrivando anche a giustificare quei fischi odiosi. Gli stessi che ora gongolano scoprendoti rossonero. Non ti fidare Mario. Questo non è un gioco e tu sei diventato ormai il loro giocattolo. Un diversivo per alzare i toni, riempire le pagine dei giornali e turbare Mou e il suo silenzio stampa. E per spezzare il cuore ai tifosi. Sì, perché ci sono anche loro, Mario. E tu spesso sembri dimenticartene. Quando segni e non esulti pensando ad una finale importante, chissà dove nel futuro (noi te lo auguriamo!). Hanno cercato di fare buon viso a cattivo gioco, i tifosi, e dopo Milan-Manchester ti hanno dedicato uno striscione: “Mario ti sei divertito martedì? Anche noi!” Smile. Una punzecchiatura priva di severità. Ma era anche un segnale. Mario, guarda che ci metti in difficoltà. Il pubblico di San Siro stravede per i tuoi scatti, per la tua freddezza davanti a rete e per il tuo modo di fare calcio. Anche se a volte non esegui alla perfezione i movimenti e le coperture che ti vengono richiesti la gente chiude un occhio e pensa che in fondo sei ancora così giovane. E così pieno di talento ed intuizione. Non perderti Mario, in questa età per te così poco spensierata. Fallo per te stesso e per quello che potrai un giorno diventare. Pensaci bene. Pensaci quando a casa ti cadrà l’occhio sulla maglietta che ti ha regalato Staffelli e che ha suscitato così tanta delusione nei tuoi tifosi. Pensaci quando indosserai la prossima volta la maglia nerazzurra prima di calpestare l’erba di San Siro. Pensaci quando ti verrà da sbuffare all’ennesimo richiamo di Mou. Quello stesso Mou che secondo te non ha vinto contro il Chelsea. Quello stesso Mou, che è innamorato del tuo talento e che piuttosto che vederti buttarlo ai quattro venti decide di non convocarti. Che ti sembra intransigente, ma che farebbe di tutto per non perderti. Pensaci quando deciderai che è giunto il tuo momento di andartene dall’Inter. Prima o poi dovrai farti le stesse domande, che adesso cerchi di ignorare. Nessuno gioca per se stesso, Mario. Ricordatelo…
a tutto mourinho
CARO MARIO, LA CORDA SI E’ ROTTA. E NON E’ COLPA DI MOU…
Caro Mario, il calcio è una cosa seria. Non è vero che è solo un gioco e questo tu lo hai capito già da diverso tempo. Non per nulla hai dichiarato che ogni tanto rimpiangi le partite giocate con la Primavera, una (ormai) lontana infanzia...
© RIPRODUZIONE RISERVATA