Lo studio d'architettura Populous ha sedi in tutto il mondo. Christopher Lee e Declan Sharkey hanno creato una realtà globale (ma con forti radici locali) che, nel tempo, ha posto la propria firma su 1325 impianti sportivi in giro per il pianeta. Dal nuovo Wembley al nuovo Tottenham Hotspur Stadium, dall'Emirates agli stadi di tre Olimpiadi invernali (Torino 2006, Sochi 2014 e Pyeongchang 2018). Un successo radicato negli anni, che spiega molto del perché Inter e Milan abbiano scelto il progetto presentato da Populous come finalista (in compagnia dell'altro progetto, firmato da David Manica e il consorzio Sportium) nel percorso che porterà i club a scegliere la casa del futuro. Un domani da cui non si torna indietro, da costruire attraverso l'eccellenza. E la storia dice che Populous ne è un sinonimo tangibile, in materia di impiantistica sportiva. Non sorprende che "La Cattedrale", lo stadio immaginato dal noto studio di architettura ispirato ai simboli di Milano, sia il progetto favorito per la vittoria finale. Un futuro che corre veloce verso il presente. "Pensato per la città e per permettere ai tifosi di vivere un'esperienza unica", assicura in esclusiva a FCInter1908.it Alessandro Zoppini, architetto milanese e responsabile di Populous Italia.
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ESCLUSIVA Populous: “Come nasce la Cattedrale. Tifosi mai così vicini al campo. E ci sarà…”
FCInter1908.it ha intervistato in esclusiva il noto architetto milanese Alessandro Zoppini, rappresentante del celebre studio di architettura
Buonasera architetto. Tanti milanesi paiono restii a rassegnarsi nel dover dire addio a San Siro. Cosa si sente di dire a chi nutre dei ancora dei dubbi sulla costruzione di un nuovo impianto?
Dalle due squadre è stato fatto uno stadio molto approfondito sulla possibilità di mantenere San Siro, anche perché tutti gli riconoscono il carattere simbolico, siamo tutti affezionati all'attuale San Siro. Lo studio fatto è uno studio di fattibilità economica, progettuale e strategica: da esso si è visto che un rifacimento radicale del manufatto esistente avrebbe ripercussioni negative per le squadre, con l'obbligo di giocare per quattro anni via da Milano. Questo è stato chiaramente uno dei punti fondamentali. Un altro è rappresentato dal fatto che attualmente San Siro ha circa 20.000 metri quadrati di aree sfruttabili, mentre la nostra nuova proposta ne prevede 100.000. Da questo si capisce bene come San Siro sia poco sfruttabile dalle squadre, anche commercialmente, senza contare gli aspetti legati al comfort.
L'idea è nata dal fatto che stadi importanti come San Siro sono ormai le cattedrali del XXI secolo. Abbiamo progettato uno stadio per Milano e di Milano, rifacendoci ai simboli propri della città, ovvero il Duomo e la Galleria. Li abbiamo reinterpretati in chiave moderna, creando una destinazione per tutti i milanesi, gli abitanti del quartiere e soprattutto per i tifosi, andando a riqualificare un'area a beneficio di tutta la città, con spazi verdi, ricreativi, pubblici e commerciali. L'ambizione di Milano è diventare una metropoli europea. Di conseguenza, deve diventare una città policentrica. Il nostro progetto mira a creare un nuovo centro di Milano, come è avvenuto per altri interventi fatti in città: City Life, Garibaldi e Repubblica.
Lo stadio da voi progettato potrà diventare uno degli impianti più iconici del mondo tanto quanto lo è ora San Siro?
La nostra ambizione, dopo aver realizzato 1325 stadi in giro per il mondo, con un pregresso che non ha pari, è quello di creare la quarta evoluzione di San Siro in maniera tale che possa essere immediatamente riconoscibile. E' un progetto pensato solo per Milano, per quell'area lì: è milanese e impregnato di cultura milanese. Per Milano e di Milano.
San Siro è uno dei 5-6 stadi più famosi al mondo. Per cui, realizzare il nuovo stadio per noi è una grande sfida. Ho progettato impianti sportivi per tre Olimpiadi: il Lingotto di Torino, due impianti a Sochi, quello del pattinaggio artistico (dove Karolina Kostner ha vinto il bronzo e la Fontana l'argento) e l'ovale, e l'ovale di Pyeongchang (dove si sono svolte le ultime Olimpiadi invernali, ndr). Sono un architetto di seconda generazione: ho lavorato insieme a mio padre fino a tre anni fa, e il mio prozio Riccardo, come membro del consiglio della FIGC, ha inaugurato per la Federazione il nuovo San Siro dopo il rifacimento del '56. San Siro è San Siro. Dunque, è un'occasione unica e irripetibile, come lo è per la città di Milano.
Nel nuovo impianto del Tottenham c'è addirittura la possibilità di produrre birra. Nel progetto che avete pensato per Inter e Milan c'è una particolarità del genere?
Il punto è che bisogna creare dei servizi di alto livello, che soddisfino il mercato locale, gli usi e costumi dei cittadini milanesi. Abbiamo studiato una differenziazione dell'offerta in base alle categorie, ovvero la creazione di servizi che possano soddisfare tutte le tipologie di utenti che andranno a usufruire del nuovo San Siro. Servizi creati anche per la comunità locale, che potrà utilizzare lo stadio anche quando questo non è in funzione. Ma, soprattutto, si parla di inserire uno stadio all'interno di un masterplan che potrà offrire tutta una serie di servizi pubblici e privati che riqualificheranno in maniera importante l'area, facendola diventare un vero e proprio polo urbano. Il nuovo stadio sarà alto praticamente la metà, passando da 55 a 30 metri. Abbiamo fato degli studi di acustica per cui, nonostante la maggior vicinanza alle abitazioni di via Tesio, l'impianto emetterà il 60% di rumore in meno rispetto allo stadio attuale, che pure è più distante.
Nonostante le normative italiane siano più restrittive rispetto a quelle estere, abbiamo progettato il nuovo impianto in modo tale che garantisca la maggior prossimità delle sedute al terreno di gioco mai fatta, addirittura ancora meglio dello stadio del Tottenham. Ovviamente, riducendo il suono esterno, quest'ultimo verrebbe trattenuto all'interno. Tutto studiato in modo tale che l'atmosfera, sia durante le partite sia durante i concerti, sia assolutamente unica per tutti i tifosi.
Ci è parso di capire che il vostro progetto sia molto attento all'ambiente.
Nel nostro progetto di riqualificazione, sono presenti 9 ettari di verde. Fra lo stadio e le case ci saranno due filari di alberi, che renderanno l'impatto visivo dell'impianto dalla strada praticamente nullo. Abbiamo inoltre pensato al recupero dell'energia solare, attraverso l'introduzione di pannelli fotovoltaici sulla copertura, l'uso del geotermico, l'illuminazione e la ventilazione naturali per gli spazi di servizio quando possibili, l'uso di materiali riciclabili e riciclati per quanto possibile. Questo sia per lo stadio che per gli altri edifici.
In effetti, è una delle sfide più importanti. Secondo noi, non basta cambiare la luce per dare identità. Abbiamo pensato a qualcosa di molto più sofisticato, ovvero uno stadio che, di volta in volta, abbia immagini atte a richiamare i simboli delle due squadre. Dunque, quando giocherà l'Inter, si avrà la sensazione di avere degli elementi azzurri a biscia che circonderanno lo stadio; in occasione delle partite del Milan, invece, si avrà la sensazione di entrare in un inferno rosso. Siamo voluti andare oltre le semplici luci al led, creando dei simboli per entrambe le squadre che possano essere espressione di identità per i tifosi.
C'è la possibilità che rimanga qualcosa di San Siro nel quartiere del futuro?
Su questo tema, stiamo discutendo con i club e con la città. Nell'attuale progetto è previsto un museo che parte dal centro dell'attuale campo di gioco. C'è un dialogo in corso tra squadre e Comune in tal senso: noi seguiremo le indicazioni dei club.
Inter e Milan hanno prospettato dalla costruzione del nuovo stadio e dalle aree commerciali circostanti un ricavo annuo per club di circa 124 milioni di euro. E' una cifra realistica?
Sì, assolutamente sì. Il problema è proprio questo: dipende dall'ambizione dei due club. Ormai le squadre sono delle vere e proprie aziende, non ci sono più i magnati come Moratti e Berlusconi. In questo senso, lo stadio diventa un asset fondamentale per valorizzare l'azienda. Se quelle sono le stime dei club, sono veritiere, anche perché lo società le hanno verificate.
Non vogliamo entrare in questioni politiche. Possiamo dire che noi seguiremo le indicazioni delle due società. Il nostro stadio è stato progettato per stare a San Siro, ma seguiremo quello che ci diranno i club.
Cosa differenza il vostro progetto da quello di David Manica e del consorzio Sportium?
Abbiamo fatto uno stadio di Milano e per Milano, fatto solo per la città. L'abbiamo cercato di fare in maniera seria e ragionata, il tutto basato su un'esperienza di 1325 stadi già realizzati. Il nostro obiettivo era creare qualcosa di unico e iconico, qualcosa che in futuro possa essere individuato come San Siro. Il nuovo San Siro deve essere una cattedrale, è da lì che è nata tutta l'idea.
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