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ESCLUSIVA Mazzola fa 80 anni: “All’Inter devo tutto. Sconfitta con la Juve colpa dei giocatori”

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Una vita a (due) colori, vissuta da leggenda e con quello stemma scolpito nel cuore, come un marchio indelebile: Sandro Mazzola compie 80 anni

Marco Macca

Una vita a (due) colori, vissuta da leggenda e con quello stemma scolpito nel cuore, come un marchio indelebile e compagno di vita e per l'eternità. Sandro Mazzola è il custode di una storia di gloria, è il portavoce di un calcio che non c'è più, ma che riecheggia nei racconti e nei ricordi di chi lo ha vissuto e di chi, forse, rimpiange di non averlo mai assaporato. E oggi che raggiunge il traguardo degli 80 anni, tra leggenda e amore nerazzurro, il popolo interista gli rende omaggio. Perché oggi, come allora, l'Inter è il frutto di storia, di sentimento. Un eroe della gente dell'Inter che FCInter1908.it ha intervistato per celebrare uno dei più grandi nomi della storia interista:

Inter

Mazzola, un grande traguardo tinto di nerazzurro. Cosa ha rappresentato l’Inter per lei in questi 80 anni?

—  

L'Inter è stata la squadra che mi ha dato la forza di vincere i miei pensieri, mi ha dato l'opportunità di fare quello che amavo e mi ha fatto capire come ci si comporta, non solo con gli avversari.

Qual è il ricordo più bello nerazzurro che ha?

—  

Benito Lorenzi (conosciuto dai tifosi interisti come Veleno, ndr) che ci portava a fare da piccoli le mascotte a San Siro. Era bellissimo: io e mio fratello avevamo perso nostro padre (il grande Valentino Mazzola, ndr) e ci sentivamo un po' soli. Lui ci portava allo stadio con la gente che ci applaudiva mentre noi, prima della partita e durante l'intervallo, tiravamo qualche calcio.

Che si prova a festeggiare tra l’amore di un popolo intero, che la considera una vera e propria leggenda?

—  

Ti viene in mente che forse hai fatto bene a fare il calciatore e che hai fatto bene a scegliere l'Inter e a giocare con la maglia nerazzurra. In questi giorni tante cose mi girano per la testa, a dire il vero.

Ha qualche rimpianto?

—  

Ce ne sarebbero diversi, ma il principale è la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Celtic (nel 1967, ndr). Ci sono rimasto molto male, perché eravamo tutti convinti di poterla vincere.

L’Inter negli ottavi di finale di Champions League affronterà il Porto. Ottimista?

—  

C'è da dire che il Porto gioca bene, ma credo l'Inter abbia qualcosa in più e, dunque, credo che sia un turno superabile e che i nerazzurri partano favoriti.

Cosa pensa della sconfitta di ieri contro la Juventus?

—  

Perché, cosa è successo ieri? (Ride, ndr) Dice che abbiamo fatto una partitaccia?

Un altro scontro diretto perso. Colpa dell’allenatore?

—  

No, non credo che sia colpa dell'allenatore, credo che grosse responsabilità ce l'abbiano i giocatori, che non hanno messo in campo quello che dovevano per vincere questa partita. Stessa ossatura della squadra campione d'Italia? Stiamo parlando di due anni fa, nel calcio può cambiare molto giocando così tanto, alcuni valori possono anche cambiare.

L’Inter è fuori dalla lotta scudetto?

—  

Io fossi nell'allenatore dell'Inter, non parlerei di rimonta, ma di fare il massimo per entrare fra le prime quattro. Questo, almeno, finché non riusciremo a rosicchiare qualche punto. Il 4 gennaio c'è Inter-Napoli: dovessimo vincere, si potrebbe anche rimettere tutto in discussione.

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