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ESCLUSIVA Novellino: “Vi racconto il Recoba di Venezia…e le dormite! Inter tutta di Inzaghi”

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L'ex tecnico lagunare ricorda le sfide della stagione 1998/99 ed elogia il lavoro di Inzaghi e Zanetti, suoi ex giocatori

Fabio Alampi

L'Inter di Simone Inzaghi, dopo il sofferto passaggio del turno in Coppa Italia, torna a respirare aria di campionato: i nerazzurri attendono il Venezia, pesantemente colpito dalle positività al Covid. Una marcia di avvicinamento al match fatta di incertezze e supposizioni, con lo spettro del rinvio sempre presente. Fcinter1908 ha contattato in esclusiva Walter Novellino, allenatore dei lagunari per due stagioni tra il 1997 e il 1999.

Si torna in campo fra mille incertezze, fra l'aumento dei casi di positività e la creazione di protocolli ad hoc.

In questo momento tutti sono preoccupati, l'attenzione è più sul Covid che sul gioco vero e proprio. Gli allenatori preparano la partita, ma dopo qualche ora o il giorno dopo devono rivedere i propri piani, non è semplice. Il protocollo dice con un certo numero di giocatori negativi si può giocare, per un allenatore è difficile preparare le gare a livello tecnico, tattico, psicologico. Lo stesso vale per le società: qualsiasi cosa fai devi sentire il medico, ci sono elementi negativi, positivi, sintomatici, asintomatici...

Cosa risponde a chi dice che questa situazione mina la regolarità del campionato?

Secondo me è inutile che si dica questo, i fatti sono questi. Purtroppo in questo momento, in questo mese-mese e mezzo, il campionato è condizionato, così come tutto il resto: due mesi fa le squadre erano più serene, c'era più gioco, più corsa. Adesso secondo me c'è tanta preoccupazione per il fattore Covid. Poi se vediamo l'Inghilterra, per esempio, troviamo stadi pieni, ma tutto è diverso, anche la vita quotidiana. Chi ha una rosa ampia può essere avvantaggiato, ma non so chi possa avere vantaggi e chi svantaggi.

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Una delle gare più a rischio di questa giornata è Inter-Venezia. Una sfida che lei ha vissuto due volte nella stagione 1998/99.

Ho tantissimi ricordi. All'andata, a San Siro, noi pareggiammo con Maniero dopo il vantaggio dell'Inter su rigore di Ronaldo, poi perdemmo 6-2. Quella fu la nostra fortuna: Moratti parlò con Marotta (ai tempi direttore generale del Venezia, ndr) e gli disse "Ho un giocatore che fa al caso vostro". Era Recoba, che poi fece le nostre fortune. A noi mancava solo uno con la sua qualità, perchè la squadra giocava bene. Al ritorno, anche grazie a lui, riuscimmo a battere l'Inter.

Che ricordi ha di "quel" Recoba?

Un giocatore straordinario, di grande classe. Peccato perchè, secondo me, avrebbe meritato molto ma molto di più. Era un giocatore che, quando era in giornata - e con noi lo fu praticamente sempre - determinava le partite. Caratterialmente sapevamo prenderlo, lo coinvolgevo insieme a tutta la squadra. Ricordo che il giovedì mattina parlavo degli avversari, e a lui piaceva dormire... Fu un anno molto bello.

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Il Venezia di adesso è una squadra totalmente diversa rispetto alla sua: tanti stranieri, tanti calciatori poco conosciuti, ma che stanno facendo bene granzie a un allenatore giovane e preparato.

Paolo Zanetti è stato un mio giocatore al Torino, è un allenatore giovane, preparato, caratterialmente forte. Bisogna fare i complimenti alla dirigenza, sta lavorando bene e i risultati stanno arrivando. Ai miei tempi avevo il vantaggio di avere giocatori più "pronti", oltre al fatto di essere per la maggior parte italiani. E poi c'era Recoba, il più forte. Venezia ha il suo fascino particolare, c'è qualcosa di magico, basti pensare al fatto che prendi la barca per arrivare allo stadio. Il merito va alla società: quando dietro c'è un gruppo forte e competente le cose vengono fatte bene.

L'Inter, dopo l'infortunio di Correa, si scopre invece corta in avanti.

Non concordo con questa cosa. L'Inter ha degli attaccanti di livello, Inzaghi ha proseguito il lavoro di Conte, ma ora c'è molto di suo: i braccetti che si alzano, Brozovic che si abbassa, i quinti che vengono dentro le linee... C'è tanto di Inzaghi, e sono contento: anche Simone è stato un mio giocatore.

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