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Inter matura, avanti anche in Champions: qualità ed esperienza per l’Europa. Ma serve Acerbi

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La squadra di Inzaghi vuole vincere la seconda stella ma non intende rinunciare all'obiettivo Champions League
Andrea Della Sala Redattore 

L'Inter ora pensa in grande, non solo al campionato. L'obiettivo è andare il più avanti possibile anche in Champions League. La squadra è in fiducia, i giocatori sono in condizione, non si abbandonerà di certo un obiettivo come la Champions.

"Mettendo in fila le ultime quattro vittorie - Napoli, Fiorentina, Juventus e Roma - c’è la razionalità portata all’estremo, c’è la capacità della squadra di Inzaghi di capire non solo “come” vincere le partite, ma anche “quando” vincerle. L’Inter è matura, altro che pazza. Poi qualche briciolo di follia va concesso a tutti, per carità. Ma il controllo di se stessa è totale. Il campionato è nelle mani dei nerazzurri, in termini di punti e anche dal punto di vista psicologico. E allora c’è spazio anche per pensare alla Champions. Perché quell’impegno che è sempre stato considerato una fatica in più verso lo scudetto - anche in rapporto alla Juventus -, adesso diventa invece un’occasione. È giusto crederci: si può correre forte per un obiettivo in campionato e arrivare in fondo anche in Champions", analizza La Gazzetta dello sport.


ESPERIENZA

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L’esperienza, innanzitutto. Tra otto giorni sarà Atletico e ad Appiano a nessuno tremano le gambe. Com’è diverso l’approccio a questo ottavo di finale, rispetto al Porto di un anno fa. Eppure l’Atletico non è inferiore ai portoghesi. La differenza è nel cammino che i nerazzurri stanno compiendo in Italia, che certo una spinta in termini di fiducia la dà. Ma la chiave è soprattutto nell’esperienza. L’Inter sa come si fa. Sa come si gestisce un doppio impegno, come la cura dei dettagli in Europa sia ancor più decisiva che in una corsa scudetto. La cavalcata fino a Istanbul ha regalato convinzione. E la voglia di riprovarci c’è tutta perché Lautaro e compagni hanno dimostrato a loro stessi che non c’è avversario con cui non siano in grado di giocarsela.

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QUALITÀ

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Il secondo motivo è nella qualità complessiva della squadra di Inzaghi. E nella capacità dell’allenatore di aver tirato al massimo i giri del motore dei protagonisti. Si è detto e scritto molto intorno alla Lautaro-dipendenza dell’Inter. Non era un errore, era realmente così. La bravura del tecnico e del suo staff è stata quella di aver trovato altro, nuove risorse. Perché non si sbaglia nel dire che questo, dal punto di vista fisico, sia il momento meno brillante per Lautaro. E da questo buco nero l’Inter è uscita con due vittorie d’oro con Juventus e Roma, cinque gol segnati, la partecipazione alla rete dei difensori (nove volte, considerando la fasce avvolgenti con Dumfries e Dimarco). L’Inter sa far male in mille modi diversi: per un avversario, dunque per l’Atletico, non è facile difendere contro una squadra così.

DIFESA

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Mancini ed El Shaarawy hanno fatto alzare l’asticella: fino a domenica i gol presi in A erano 10, un quinto di quel totale si è aggiunto all’Olimpico. Ma non basta certo a incrinare la certezza di granito costruita dietro: non c’è difesa migliore di quella di Simone in nessun campionato top e questo spaventa l’Atletico di Simeone. Anche sul tema arretrato, il passato viene in soccorso: nella scorsa stagione, sempre agli ottavi, fu decisivo non prendere reti a San Siro con il Porto per poi organizzare al meglio il ritorno. La dote sperimentata nella cavalcata 2022-23 è oggi ancora più evidente e serve nel tentativo di replicare lo stesso percorso: in più, rispetto ad allora, c’è Pavard che aumenta l’esperienza avendo già una Champions in curriculum. Senza scordare le antiche certezze: decisivo pure recuperare in fretta Francesco Acerbi, amuleto di Inzaghi e specialista nella marcatura di attaccanti top.

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TRIANGOLO

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L’Inter ha davvero un respiro europeo. Un’anima da far invidia alle big. Non è solo questione di numeri, non dipende dalla fredda differenza reti: è un’attitudine in campo, un modo di affrontare il rivale di turno. All’Olimpico, ad esempio, è stato paradigmatico il modo in cui i nerazzurri hanno preso per le corna la partita nel secondo tempo: intensità e qualità, gli ingredienti necessari anche in Europa. Non è un caso che contro la Roma i tre nerazzurri che abbiano corso di più, oltre 12 km in totale, siano stati i centrocampisti titolari: il triangolo magico Barella-Calha-Mkhitaryan ha pochi rivali in Europa e polmoni per arrivare fino a Londra, dove si gioca la finale l’1 giugno.

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