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Inter, errori cari per Lautaro. Marotta tornato da Udine con un bigliettino in tasca

L’analisi di Fcinter1908.it dopo Udinese-Inter di ieri pomeriggio

Daniele Vitiello

I tifosi dell'Inter un po' se lo aspettavano. Il mezzo passo falso dei nerazzurri era ipotesi da prendere in considerazione conoscendo limiti mentali e di gioco pronti a palesarsi quando la squadra di Conte si gioca un matchpoint contro avversarie che rinunciano ad oltrepassare la propria metà campo. Film già visto contro lo Shakhtar Donetsk in stagione e in diverse occasioni nel passato recente. Rimane l'ultimo step da superare per una rosa che ha doti importanti, ma che non sembra ancora pronta a gonfiare il petto e raccogliere oneri e onori della prima della classe. La vetta è più vicina, ma il bicchiere dopo la trasferta di Udine è mezzo vuoto. Non per aver lasciato al Milan il titolo di campione d'inverno, ma perché le altre ora rischiano di avvicinarsi ulteriormente. Di jolly a disposizione ce ne sono davvero pochi.

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Ha ragione Conte a ringhiare contro l'arbitro Maresca per la mancata espulsione di Arslan. Quel secondo giallo, rimasto nel taschino, avrebbe sicuramente aiutato l'Inter a trovare maggiori spazi tra le strette maglie della difesa dell'Udinese. L'episodio è chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti, con un peso specifico assolutamente maggiore rispetto all'entità del recupero. Sui quattro minuti concessi al 90' si può anche discutere, ma le recriminazioni del tecnico risultano meno comprensibili. Così come la scelta di non intervenire sul modulo, ancora una volta. Avrebbe avuto più senso tentare qualcosa di diverso, come ad esempio togliere uno dei tre difensori costretti a prender freddo quando gli uomini di Gotti hanno rinunciato completamente ad attaccare. I nerazzurri hanno avuto tutto il tempo del mondo per spedire almeno un pallone alle spalle di Musso. Se non ci sono riusciti devono prendersela con loro stessi più che con il direttore di gara.

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Sullo 0-0 della Dacia Arena ha inciso più delle altre volte l'astinenza di Lautaro Martinez. L'argentino ha qualità che non si possono discutere, ma non ha ancora il killer instinct dei migliori. I suoi compagni non se la sono cavata meglio, ma per il Toro è un limite che lo colloca ancora una spanna sotto Lukaku e tema che peserà in sede di trattativa per il rinnovo di contratto. Iniziano ad essere troppi gli errori da matita blu e questo sembra dipendere più da un aspetto mentale che tecnico. Bisogna avere il sangue freddo in determinate circostanze. Questo non toglie alcun merito allo strepitoso intervento di Juan Musso, che con quella parata ha lasciato il suo biglietto da visita nel taschino di Marotta e Ausilio. Chiamare in fretta per assicurarsi un erede di Handanovic all'altezza delle ambizioni del club.

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