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L’Inter e quella sensazione di essere tornati indietro di 10 anni. Inzaghi? Una roba mai vista

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Due vittorie consecutive avevano illuso, ma l'Udinese fa riemergere vecchi problemi. L'analisi di FcInter1908

Gianni Pampinella

In quella che era probabilmente la trasferta più complicata da affrontare, l'Inter esce con le ossa rotte dalla Dacia Arena. Le due vittorie contro Torino e Viktoria Plzen avevano nascosto problemi che la squadra di Inzaghi si trascina dall'estate. L'Udinese ha rimesso a nudo limiti e difetti. Quello che prima era uno dei punti di forza, le fasce, oggi sono l'anello debole di questa squadra. Passare da Perisic-Hakimi a Darmian-Dumfries di certo non è una colpa di Inzaghi, ma qui il problema va ricercato a monte. La colpa del tecnico è semmai la gestione di Robin Gosens. Difficile capire la scelta dell'allenatore di lasciare l'unico giocatore di ruolo in panchina per tutti i 90' dopo aver creato tantissima confusione in campo. Basti pensare che Skriniar ha cambiato 3 volte ruolo.

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Inzaghi si è reso poi protagonista di un episodio più unico che raro. Con Bastoni e Mkhitaryan ammoniti, il tecnico ha pensato di sostituirli al 29esimo del primo tempo con Dimarco e Gagliardini. Una fobia per i cartellini gialli che è costata cara e non è la prima volta. Un difetto che un tecnico di una grande squadra non si può permettere. Lasciando da parte i motivi del doppio cambio, non si capisce perché continuare a insistere su Gagliardini. Il centrocampista nerazzurro non porta né qualità (e a lui non si chiede certo quella) e né quantità (ed è quello che gli si chiede invece). Chi potrebbe avere quantità e qualità (Asllani), rimane invece in panchina perché è visto solo come vice Brozovic. Invece il giocatore ha dimostrato anche a Empoli che l'interno di centrocampo lo può fare e pure bene.

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La cosa che più preoccupa non è la sconfitta in sé (certo è già la terza in campionato dopo appena 7 giornate), ma l'atteggiamento in campo. La sensazione è che la squadra abbia perso identità, idee, forza e soprattutto fame di vittoria. Sembra essere tornati indietro di dieci anni e non è un buon segno. Bisogna ritrovare giocatori come Skriniar e Brozovic, una volta leader, oggi anime sperdute che vagano per il campo. La sosta arriva nel momento forse migliore per aprire una lunga riflessione sulla posizione di Inzaghi, ma chiedere l'esonero non sembra essere la soluzione migliore, soprattutto perché la proprietà non avrebbe la forza economica per affrontare un cambio in panchina. Resta da capire se Inzaghi ha ancora in mano lo spogliatoio, se la risposta fosse negativa allora il problema sarebbe più grave di quello che è.

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