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Inter, Zanetti: “Zirkzee? Potremmo farci un pensierino. Barella e Lautaro rinnovano al 100%”

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Le parole del vicepresidente nerazzurro pochi giorni dopo la matematica conquista del ventesimo scudetto
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Javier Zanetti, ex capitano e ora vicepresidente dell'Inter, ha raccontato ai microfoni di Radio Serie A le sue emozioni per lo scudetto appena vinto e si è soffermato su diversi temi. Queste le sue considerazioni: "Dico sempre che l'Inter è la mia famiglia: siamo una cosa sola", come prima e solida premessa di sempre.

Che scudetto è stato?

"Dal primo giorno di allenamento il mister, i ragazzi e lo staff erano concentrati su questo obiettivo. Sapevamo di avere una squadra forte, ma dovevamo dimostrarlo e così è stato. L'Inter di quest'anno ha fatto partite incredibili, con un grande gioco e i tifosi si sono divertiti veramente. Questo ti rende orgoglioso. Noi non ci siamo mai nascosti: avevamo sempre detto di voler essere competitivi fino alla fine cercando di arrivare dove siamo arrivati".


Scudetto paragonabile agli altri in qualche modo?

"Momenti diversi, squadre diverse, ma rimane l'essenza e i valori del nostro club. Questo è un gruppo bellissimo, soprattutto fuori dal campo e non è scontato. E' un gruppo molto unito, coeso nei momenti di difficoltà. Hanno dimostrato grande personalità".

Seconda stella anche ossessione in qualche momento?

"Mai, non fa parte dei nostri valori. E' stato un sogno diventato realtà domenica dopo domenica vedendo giocare la squadra. Durante le partite capitano i momenti di difficoltà, ma si vedeva che i ragazzi volessero scrivere una pagina importante del club anche con la grande cultura del lavoro".

Da dove è nata la seconda stella?

"Il mese di gennaio è stato importante, con tutte partite molto ravvicinate. Quel filotto di vittorie ci ha permesso di allungare con una squadra molto forte anche a livello mentale. E' stato molto impegnativo, ma sapevamo che quel mese fosse determinante. Lo abbiamo affrontato nella maniera migliore".

Vittoria del campionato nel derby?

"E' una cosa unica, storica. Poche volte ti può capitare, noi abbiamo colto la possibilità e l'abbiamo portata a termine. Sapevamo sarebbe stata una partita molto complicata, ma i ragazzi sono stati straordinari. Gli ultimi minuti di sofferenza fanno parte del nostro DNA, dopo il triplice fischio non abbiamo capito più niente".

Inter meno pazza quest'anno?

"Sì, è stata molto continua. Grandissima personalità e padronanza durante tutte le partite, è stata una delle chiavi per vincere il campionato".

Chi vi faceva più paura a inizio anno?

"Di sicuro pensavamo che il Napoli fosse di grandissimo valore e sapevamo che Milan e Juventus volevano lottare per lo stesso obiettivo. Sapevamo anche che se avessimo fatto ciò di cui eravamo capaci, sarebbe stato difficile per tutti. C'era grande consapevolezza. Vedendo allenarsi questi ragazzi si vedeva la forza del gruppo, merito di Simone e del suo staff".

C'è mai stato patto scudetto?

"Non c'era bisogno. Tutte le componenti erano dietro lo stesso obiettivo".

Inzaghi era sull'orlo dell'esonero, poi ha quasi vinto la Champions e ha portato la seconda stella. In cosa è stato speciale?

"Nel rimanere calmo e sereno nei momenti di difficoltà, era consapevole di ciò che potesse fare credendo nel suo lavoro. E' stato molto criticato esternamente, ma la società l'ha supportato. Quando scegli un allenatore devi dargli il tempo necessario per lavorare e capire che ci sono dei percorsi che passano anche da momenti di difficoltà. Bisogna accompagnare l'allenatore. Vedevamo che la squadra non meritava di perdere in tante partite poi perse, perché la prestazione c'è sempre stata. Essere arrivati in finale di Champions ha portato a credere ancora in Simone e abbiamo avuto ragione".

Lo scudetto nasce anche dai momenti di difficoltà.

"Ogni successo nasce dalle difficoltà che ti portano resilienza e consapevolezza di dove lavorare per arrivare all'obiettivo. Da parte nostra c'era preoccupazione per i risultati che non arrivavano, ma le prestazioni c'erano. Siamo stati vicini al nostro allenatore, dicendogli che credevamo nel suo lavoro e provando a capire come uscire insieme da quel momento di difficoltà. La società deve essere sempre presente".

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Ci racconti l'interismo di Inzaghi?

"E' entrato nel cuore dei tifosi perché trasmette la sua calma. Qualcuno poi magari si arrabbia per una sostituzione o per un risultato, ma lui è innamorato della famiglia dell'Inter. Ad Appiano è sempre sorridente, questo vuol dire tanto".

Il paragone con Mourinho?

"Sono persone molto diverse, ma due grandi condottieri che portano alla vittoria alla loro maniera. Simone ci porterà a tanti successi, perché non siamo neanche a metà del ciclo. Mi auguro di vederlo per tanto tempo alla guida dell'Inter. Ormai ci conosciamo, sappiamo tutti come la pensiamo e vedendo i risultati e spirito di squadra dà tanta tranquillità guardando al futuro".

Faccia da scudetto?

"Ce ne sono tante. Lautaro quando fa gol si trasforma, non sembra lui, dimostra quanta voglia c'era di arrivare a questo momento".

La sorpresa?

"Thuram che si è adattato così bene fin dall'inizio. Ha trovato sintonia con Lauti, non era semplice per un attaccante che arrivava da un calcio completamente diverso. Lo ha fatto fin dall'inizio e lo vedevi sorridente, felice. Anche Pavard, che magari ha più esperienza, come Sommer o Frattesi che ogni volta che entrava ha dato il suo contributo. Vedere esplodere San Siro dopo la partita col Verona è stato uno dei momenti in cui ci siamo detti di essere molto vicini. Sapevamo ciò che i nuovi potessero dare in campo, ma abbiamo visto anche ciò che hanno dato fuori dal campo".

Tra Lautaro e Thuram sintonia naturale.

"Ci ha sorpreso tutti, è nata fin da subito. Avendo tutti e due diverse caratteristiche si sono trovati subito. E si sono trovati anche fuori dal campo, sono sempre insieme. Così funziona meglio anche in campo".

In estate c'era scetticismo su Sommer.

"Mi dispiace sia stato valutato così in quel momento. Dà grandissima sicurezza, è molto serio e professionale. Ci fa piacere avere giocatori così in rosa. Delle volte si giudica senza entrare nel profondo e senza conoscere le persone. Spinelli, il preparatore, è un grande tifoso interista. Mi ha detto 'non sai quanto sono felice, potrei smettere adesso'. Voleva l'opportunità di lavorare con noi, era il suo sogno. Ha fatto un grandissimo lavoro".

Calhanoglu.

"Grandissima personalità, è un trascinatore. Meritava di vincere il campionato in questa maniera".

Mkhitaryan.

"Il cervello della squadra, non bisogna spiegargli nulla. E' sempre generoso con i compagni".

Barella.

"Ha fatto un campionato straordinario, da leader e trascinatore. Si è messo sempre al servizio dei compagni".

Dimarco.

"Ha realizzato il sogno da bambino. E' cresciuto con noi, poi è andato via ed è tornato uomo. Si è visto l'interismo che ha dentro, quanto tenesse a vincere con questa maglia".

L'interismo ha fatto la differenza quest'anno?

"Tantissimo. Si è visto nei festeggiamenti, si è creata una cosa unica tra società, calciatori e tifosi. Eravamo una cosa unica, è la chiave per vincere qualcosa di importante".

Hai perdonato Lukaku per come è andato via?

"Noi ci siamo rimasti male soprattutto per la tempistica e perché non è stato chiaro dall'inizio. E' andata così, ma gli auguro una grande carriera".

Dzeko avrebbe invece meritato questo scudetto?

"Sì, perché ha sempre dimostrato grande affetto nei confronti dell'Inter e gli piaceva stare in questa famiglia. Sarebbe stato tra i più contenti".

Qual è la cosa migliore fatta dalla dirigenza?

"I principali protagonisti sono il mister e i giocatori, noi abbiamo costruito anche una squadra fuori nella quale ognuno ha messo le sue competenze al servizio del gruppo. I giocatori hanno visto sempre la nostra presenza, a prescindere dai momenti".

A te invece la cosa migliore riuscita?

"Io sono felice di far parte di questo gruppo. Essere presente sempre mi fa grandissimo piacere e poter contribuire con la mia esperienza a trasmettere l'interismo. I ragazzi e il mister sanno che io ci sono sempre".

Come si gestisce una situazione particolare con un presidente così lontano?

"Con grande chiarezza e con una strategia chiara, mettendo poi a disposizione del mister giocatori che possano essere funzionali. E' stato difficile, ma ci siamo messi alla prova. E' stata una grande sfida".

In qualche modo vi è mancato il presidente?

"Solo fisicamente, perché siamo sempre in contatto. Lui ci teneva tantissimo ad essere qui, non ha potuto, ma lo abbiamo visto felicissimo".

In giro c'è chi parla di Marotta League.

"Fa ridere quando vedi che c'è una squadra che ha dominato il campionato dall'inizio alla fine. C'è poco da dire".

Qual è il prossimo passo?

"Mantenere l'atteggiamento e provare a capire se ci sono opportunità per rinforzare la rosa. Dall'inizio anno l'obiettivo sarà vincere il campionato, andare più avanti in Champions e ci sarà anche il Mondiale per club. Servirà una rosa ampia".

Ti è capitato di ripensare alla tua adolescenza e ai problemi affrontati?

"In tutti i momenti così emotivi la mia testa va a quel bambino che ero. Sentire il boato della gente a 50 anni mi fa emozionare come quando giocavo. I tifosi erano così felici da trasmettere grandi emozioni".

Ci racconti di quando hai rischiato di smettere?

"In realtà avevo smesso, perché è arrivata la prima delusione nell'Independiente, la squadra che tifavo da bambino. Tornai a casa piangendo, non potevo neanche cercarmi un'altra squadra perché stava chiudendo il mercato. Si presentò l'opportunità di lavorare con mio padre, lui mi chiese cosa avrei voluto fare da grande. "Vorrei giocare a calcio", gli dissi. "Perché non ci riprovi?", mi risposte. Lo feci e arrivò la grande opportunità. Ci sono cose che dovevano succedere per mettermi alla prova. Ho visto i sacrifici che faceva mio padre, senza quello non viene fuori nulla. In tanti pensano che sia tutto dovuto, non vogliono aspettare. La vita è tutto il contrario".

La strategia per costruire il ciclo sarà simile a quella dell'anno scorso?

"L'intenzione è che la squadra rimanga tale e che non vada via nessuno. Vediamo in questi ragazzi la voglia di continuare, siamo felici perché c'è una base molto forte. Se poi si presenteranno delle opportunità per migliorare la squadra lo faremo volentieri, restando nei nostri parametri".

Zirkzee?

"Parliamo di un grandissimo giocatore, giovane, talentuoso e forte fisicamente. Servirebbe a qualsiasi squadra che lotta per obiettivi importanti. Vediamo se si presenterà questa opportunità, magari un pensierino potremmo farlo. Lui con Thuram e Lautaro sarebbero tre attaccanti forti e molto giovani".

Lautaro e Barella rinnoveranno al 100%?

"Rinnoveranno sicuramente. C'è questa predisposizione da parte loro e da parte nostra di continuare insieme".

Quando l'Inter potrà partire favorita per la Champions?

"La Champions è difficilissima, è una competizione di dettagli. Bisogna avere grande rispetto delle altre, ma possiamo dire che ce la giochiamo, visto come è andata con il City e anche con l'Atletico. L'anno prossimo proveremo ad arrivare in alto".

Fa male come è andata con l'Atletico?

"Dispiace. Per come è finita e per le occasioni non sfruttate. Avevamo le nostre chance, ma ci riproveremo. Con questo gruppo non abbiamo paura di nessuno".

Come rientra nella pianificazione il Mondiale per club?

"In maniera importante. Sarà prestigiosa come competizione, con tante squadre importanti. Vogliamo essere protagonisti: sarebbe bello arrivare alle fasi finali. Sarà un'estate impegnativa, ma quando sei dentro sei sempre molto contento".

Hai un sogno in particolare?

"Il prossimo di sicuro è continuare con le vittorie importanti dell'Inter e poter alzare una Champions da vicepresidente. Non posso immaginare cosa potrebbe succedere, i nostri tifosi sono fantastici".

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