Non chiamatela fortuna: l’Inter raggiunge il primo traguardo grazie a un grande segreto

Il primo obiettivo è nel taschino. L'Inter è agli ottavi di Champions League con un ingrediente che spicca più degli altri, sottolineato nel post gara dagli avversari più che dai nerazzurri stessi. "Abbiamo affrontato una squadra matura", ha detto a più riprese Struber, centrando il punto della questione. Era ciò che serviva e che Inzaghi ha voluto fortemente: che i suoi tenessero botta e colpissero nel finale, approfittando di un calo prevedibile della squadra di casa. L'aveva già giocata nella sua testa e ha avuto ragione. Ancora una volta.

Che non fosse una notte di gala, da smoking e merletti, era facile immaginarlo. Non solo per il terreno di gioco tutt'altro che in perfette condizioni o per le novità di formazione in casa nerazzurra. Il Salisburgo aveva l'ultima opportunità per sperare nel passaggio del turno ed era lecito se la giocasse con orgoglio e spavalderia, proprio come auspicato alla vigilia da Struber. Quel vecchio marpione austriaco l'aveva preparata proprio come raccontato in conferenza stampa, togliendo spazio e tempo alle individualità di Inzaghi.

Incantesimo spezzato a pochi minuti dal triplice fischio da Lautaro Martinez. L'argentino, subentrato nella ripresa a Sanchez, ha approfittato del rigore concesso per l'evidentissimo mani di Bidstrup su tiro di Barella. Manna dal cielo in una serata non scintillante, ma non chiamatela fortuna: il vero pregio dell'Inter, nonostante mancasse il piglio dei giorni migliori, è stato non smarrire mai la bussola. Le grandi squadre sono fatte così. E grandi obiettivi nascono da piccoli passi, compiuti nel verso giusto, anche a fatica talvolta: la continuità è l'ingrediente che divide questa Inter dalle altre del passato e può permetterle ancor di più di sognare.

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