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Inter, tradito un comandamento di Conte: sorge un dubbio. Un top è lontano dalla perfezione

Getty Images

L'analisi della Gazzetta dello Sport alla vigilia della sfida contro il Real Madrid a San Siro

Alessandro De Felice

Serve un'altra Inter per battere il Real Madrid, o almeno, un'altra rispetto a quella dei primi sessanta minuti della sfida contro il Torino. Non sono ammesse distrazioni contro le 'Merengues' di Zinedine Zidane in una sfida già da dentro o fuori per i nerazzurri di Conte. Proprio il tecnico, che nel post gara ha strigliato i suoi criticando l'atteggiamento della prima parte di gara, non vuole distrazioni e punta su tre fattori chiave in vista della gara di San Siro. I nerazzurri, ancora a secco di vittorie in Champions League con due pareggi e il ko dell'andata col Real, devono vincere per lasciare l'ultimo posto nel girone e tornare prepotentemente in corsa per un posto agli ottavi di finale di Champions.

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L'Inter segna tanto ma subisce troppo: come sottolinea La Gazzetta dello Sport non segnava così tanto da 23 stagione ma nel contempo non subiva così da 9 anni. Le montagne russe, secondo la Rosea, hanno due spiegazioni: "Il primo: la fase difensiva non dipende dal modulo, ovvero dall’impiego del trequartista o meno. Perché in Europa la gara più pazza di tutte è stata quella col Real Madrid, giocata con un Barella mezzala destra e dunque il 3-5-2. Secondo filo rosso: San Siro. I numeri raccontano di un Handanovic che incassa 2,2 reti a partita a Milano e fuori invece si ferma a 1,16". Un vero e proprio paradosso. "Domani si gioca a San Siro. E magari aiuterà il ritorno della difesa titolare: non è più tempo di riposo per Skriniar e De Vrij". Niente rotazioni nemmeno in avanti. Sanchez torna in panchina con Lautaro dal primo minuti a formare la LuLa: "Avrà 90’ per progettare una nuova esultanza in stile Call of Duty con Lukaku".

Conte e Lukaku si sono lamentati di una scarsa personalità e di poco furore agonistico da parte dell'Inter: "Rabbia a mille, inutile girarci intorno. Per uno come Conte, che fa del rapporto strettissimo con i suoi giocatori una specie di comandamento, quei 60 minuti di domenica sono stati una specie di tradimento. Il punto è cercare di individuarne i motivi. Ed evidentemente chiamano in causa, più che l’aspetto tecnico, anche quello psicologico della squadra. Il paradosso è che la partita di domani con il Real Madrid sembra arrivare al momento giusto: è una gara senza appello, vale la finale citata dai madrileni prima della partita d’andata. E non sono possibili cali di tensione. L’Inter fin qui se li è concessi, al limite di far sorgere un dubbio. Chissà che il fatto di sottolineare con forza, dalla società all’allenatore, che per la vittoria di un trofeo ci sono squadre più attrezzate e che lo scudetto è poco più che un’opzione complicata - peraltro discorsi anche legittimi - non finisca per «alleggerire» troppo i giocatori, un motivo anche solo inconscio per non mostrare il «furore», usando giusto le parole dell’allenatore. La frustata di domenica pomeriggio può essere servita anche a questo: per domani sera serve l’Inter «vecchia», quella che tra luglio e agosto andò a prendersi secondo posto e finale di Europa League".

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I fari sono puntati ancora una volta sui nuovi arrivati: per loro il tempo dell'ambientamento è scaduto. La Gazzetta dello Sport sottolinea: "Non c’è più tempo. Perché in un mese siamo passati dal Conte che dice «va dato del tempo ai nuovi» allo stesso allenatore che due giorni fa, a proposito del «furore» mancante, ha detto chiaro e tondo «i nuovi si adeguino». Non si scherza più, domani c’è in ballo il primo obiettivo stagionale, ovvero il passaggio del turno in Champions. L’inserimento va accelerato. Perché quest’anno non c’è stato un precampionato per gestire l’innesto degli acquisti. Se si fa tutto in gare ufficiali, è nelle gare ufficiali che devono arrivare le risposte. Il discorso, perché no, chiama in causa anche il fedelissimo Vidal, non ancora decisivo e ancora lontano dalla forma migliore. Ma riguarda soprattutto Hakimi, l’unico vero investimento del club sul mercato, anche a costo di mettere in secondo piano i possibili acquisti in altri settori. Il marocchino è arrivato in un ruolo che per il gioco di Conte è centrale. Un ruolo complicato, in cui i tempi di gioco devono essere quasi perfetti. Hakimi da questa perfezione è un bel po’ lontano. Magari le parole di Conte (e del leader Lukaku) serviranno alla squadra per sterzare. Squadra che, almeno, sta per ritrovare Sensi, ieri parzialmente in gruppo con vista sulla sfida con il Sassuolo. Nulla da fare invece per Brozovic, ancora positivo al tampone".

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