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Chivu: “L’infortunio alla testa? Contento di essere vivo, ho ancora timore per il futuro”

Chivu: “L’infortunio alla testa? Contento di essere vivo, ho ancora timore per il futuro” - immagine 1
L'ex difensore e allenatore della Primavera dell'Inter è tornato sul grave trauma cranico che avrebbe potuto avere conseguenze ancor più gravi
Fabio Alampi Redattore 

Cristian Chivu, ex difensore dell'Inter ed ex allenatore della Primavera nerazzurra, nel corso dell'intervosta concessa a Cronache di Spogliatoio è tornato a parlare del gravissimo infortunio alla testa che ha rischiato di fargli finire in anticipo la carriera e causargli danni anche maggiori: "Quando ero all'Inter mi sono infortunato gravemente alla testa. Ho avuto grande paura di dover smettere di giocare. Appena è successo avevo tutta la parte sinistra del corpo paralizzata. Ero anche consapevole che l'intervento fosse molto delicato e che ci sarebbero potute essere delle complicazioni. Mi hanno dovuto aprire la teca cranica e hanno tolto dei pezzi di osso che erano entrati nel cervello, per poi ricostruire tutto.

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Stare in terapia intensiva non è per nulla semplice. Sei sottoposto continuamente a esami, vieni svegliato ogni ora e ti riempiono di domande. Inoltre senti cosa succede agli altri pazienti intorno a te. Non è facile da gestire, ma ero contento di essere vivo. Prima di rientrare in campo ho dovuto fare un secondo intervento per chiudere i fori al cranio provocati dall'operazione. Con quelli non avrei avuto l'idoneità per tornare a giocare. Inizialmente ho avuto dei momenti di vuoto dovuti ai farmaci che prendevo. Sono passato dalla paura della morte a quella di non poter più essere la persona di prima. Tuttora ho timore per il mio futuro.


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Non è stato semplice tornare in campo. Quando ho giocato contro il Verona, per esempio, Pazzini, che è stato un mio compagno ed è un amico, per saltare apriva spesso le ali. Io chiamavo Materazzi, che mi diceva: "Tu stai al centro, sui rinvii larghi vado io a saltare, fratello". Ci sono stati anche avversari che chiedevano il cross su di me sapendo che avevo paura di saltare. Con alcuni di loro mi sono preso la mia rivincita con qualche pestone, fa parte del gioco".

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