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Anderbrügge: “Che ricordi la finale contro l’Inter. San Siro impressionante. Pagliuca…”

Il ricordo dell'ex centrocampista dello Schalke 04 sulla finale di Coppa Uefa contro l'Inter

Gianni Pampinella

Il 21 maggio del 1997, si disputò il ritorno della finale di Coppa Uefa tra Inter-Schalke 04. L'andata, giocata al Parkstadion di Gelsenkirchen, terminò 1-0 per i tedeschi grazie alla rete di Wilmots. Nel ritorno a San Siro, l'Inter vinse con lo stesso risultato con il gol di Zamorano. Ci vollero i calci di rigore per decretare la vincente che fu la squadra tedesca (2-4). Ingo Anderbrügge, che di quello Schalke era uno dei centrocampisti, ricorda quella serata come la più importante della sua carriera: "Nautralmente l'istante che più ricordo è il rigore tirato nella finale con l'Inter e la vittoria. Ma ci sono stati anche alcuni aneddoti a margine, che non dimenticherò mai. Allo stadio a Milano c'erano i miei genitori in tribuna e di colpo li vidi con la maglietta dello Schalke con il mio nome. Era una cosa fuori dal normale, perché normalmente i miei genitori non andavano vestiti così allo stadio. Ma al Meazza, durante il riscaldamento, guardai mio padre in tribuna e vidi che si toglieva la giacca e che si girava. Pensai: ma cosa gli è successo? Più tardi mi fu chiaro che cosa la finale avesse scatenato nella nostra gente e nei nostri tifosi".

"Prima di quel rigore ne avevo sbagliati addirittura due. Huub mi disse che avrei dovuto tirare io per primo. Aveva un piccolo post-it sul quale a sinistra aveva segnato i numeri dall'1 al 5 e vicino al numero 1 c'era il nome Ingo. Venne da me con quel foglietto e mi disse: "E' chiaro?". Non aveva ancora segnato gli altri nomi. Huub mi aveva detto prima della partita, in maniera quai profetica: "Tu oggi sarai ancora molto importante".

Effetto San Siro - "Era impressionante. Youri Mulder mi ha ricordato proprio da poco come al pareggio per l'Inter avesse sentito il boato più grosso mai sentito ad un gol dell'avversario. Era incomprensibile. Ma quando mi avvicinai al dischetto ero nel tunnel. Ho pensato: "cosa sarà tra 20 anni se sbagli il rigore? E mi sono detto: fai quello che sai fare! Dopo è facile fare la voce grossa e dire: spero che Pagliuca un giorno mi racconterà che una settimana dopo era ancora in malattia per lo spostamento d'aria del pallone (ride). E' stato veramente uno dei miei rigori migliori, ho preso la palla proprio bene".

(www.wa.de)