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Andreolli: “Interisti esigenti, ci stiano vicini. Facchetti esempio. Vidic chiede…”

Ieri ha giocato da titolare nella partita con il Saint-Etienne e oggi è chiamato a rispondere alle domande dei tifosi nerazzurri come hanno già fatto diversi suoi compagni. Oggi tocca a Marco Andreolli. FCINTER1908.IT vi riporta in diretta il...

Eva A. Provenzano

Ieri ha giocato da titolare nella partita con il Saint-Etienne e oggi è chiamato a rispondere alle domande dei tifosi nerazzurri come hanno già fatto diversi suoi compagni. Oggi tocca a Marco Andreolli.FCINTER1908.IT vi riporta in diretta il botta e risposta tra il difensore e i sostenitori interisti. 

- Come è andata la partita di ieri sera vista dal campo? 

Ce lo siamo detti questa attina prima dell'allenamento. E' stata una gara dai due volti, gran primo tempo, siamo partiti forti fin da subito, come dovevamo fare, sapevamo fosse una trasferta difficile. Abbiamo fatto un ottimo primo tempo, nella ripresda volevamo ripeterci, ma il gol preso subito li ha gasati. Dovevamo essere più lucidi, capire il momento, bloccare la partita per quei dieci minuti per sistemarci meglio. Il campo era molto caldo, in generale è andata bene. E' stato un test importante: c'era bisgno di dare un segnale di maturazione e possiamo essere soddisfatti da questo punto di vista. C'è sempre da migliorare specie per il secondo tempo, poi la stanchezza in tanti stanno giocando tante partite, ci sta il calo fisico. Dobbiamo recuperare in questi due giorni perché domani abbiamo una partita fondamentale. 

 - Hai sempre giocato da difensore?

Ho iniziato da esterno ala a sei sette anni, giocavo con i più grandi. Poi a padova nel settore giovanile giocavo da centrale di centrocampo. Metronomo? Si. Poi mi hanno portato in difesa, non mi piaceva tantissimo: da ragazzino vuoi stare più avanti possibile per fare gol. Ogni tanto non mi spiace spingermi avanti. A noi non capita spesso, ma se c'è l'occasione fa piacere.

 - Avevi segnato al Chievo e non hai esultato, meriti un altro gol...

Quando uno non è abituato a segnare io penso che ognuno debba fare quello che si sente come esultanza. Nelle occasioni in cui mi è capitato segnare ho fatto così. Un balletto? Sarà difficile. 

- Chi erano i tuoi giocatori preferiti da piccolo? 

Tanti difensori della scuola italiana degli ultimi venti anni, sono sempre usciti da lì grandi difensori, anche dell'Inter. Da piccolo a me piacevano molto Ferri, Bergomi. Come difensore straniero ho sempre avuto un debole per Blanc per l'eleganza che aveva in campo quando difendeva, mi è sempre piaciuta la sua attitudine ad impostare l'azione e portare palla. Mi piace questa caratteristica. Poi ci sono i grandi difensori da cui imparato e che hanno fatto  la storia nerazzurra ultimamente: Cordoba e Samuel. E poi come persona, anche se non ho potuto vederlo dal vivo quando giovava, ma l'ho conosciuto da dirigente e per quello che ha fatto per questa società non si può non citare Giacinto Facchetti che ha fatto la storia ed è un esempio per i giovani di educazione e non solo.

- Cosa fai nel tempo libero?

Seguo il Basket, seguire gli altri sport e altre passioni mi piace viaggiare, mi piace vedere le mostre, mi piace l'arte, ho fatto il liceo artistico. Quando ho la possibilità e ci sono mostre da andare a vedere vado. Ce n'è una di Van Gogh adesso. 

- La partita di esordio in Serie A? Che cosa fai per caricarti?

Inter-Reggina. E' importante sapere da dove si viene, ma quando si è ancora in attività non si guarda indietro si pensa sempre al futuro e cercare di migliorarsi. Bisogna sempre trovare nuovi stimoli specie quando si gioca ogni tre giorni, bisogna trovarle. Ogni giocatore ha degli obiettivi in testa che vuole raggiungere e quando li raggiunge ne deve trovare altri più alti da andare a prendere. Trovarsi degli obiettivi è un bello stimolo. Prima di ogni gara penso a questo. Pensi a quello e ti carichi: io anno dopo anno ho sempre cercato di pormene uno importante da raggiungere a fine anno e faccio di tutto per raggiungerlo sia negli allenamenti che nelle partite

- Fra Cordoba, Matrix e Samuel chi ti ha impressionato di più caratterialmente e tecnicamente?

Difficile da scegliere. Tutti e tre hanno caratteristiche simili ma sono anche molto diversi sia tecnicamente che caratterialmente. C'è quello più estroverso tipo Materazzi che dice sempre quello che pensa, era quello più giocoso. Gli altri due erano più introversi ma quanto serviva la grinta, richiamare e dare la carica si facevano sentire anche in campo. Il difensore perfetto sarebbe quello che ha un po' tutte e tre le loro caratteristiche tecniche. Ivan era esplosivo, Marco tanta grinta e tecnica e determinazione e Walter la cattiveria, l'esperienza e la classe. Il difensore perfetto ha tutte queste caratteristiche. Mi sono allenato con tutti e tre e questo ho notato come caratteristiche, penso che sia stato importante allenarmi con loro e trovare un difensore con le caratteristiche di tutti e tre è difficile. Sarebbe la perfezione. 

- Porti il sei di Picchi e Lucio, come ti senti?

E' un incarico bello pesante. Sapevo che questo numero ha sempre fatto la storia dell'Inter ed è sempre stato sulle spalle di chi ha vinto tanto. E' motivo di orgoglio. Ha fatto la storia sulle spalle di grandi giocatori. Una volta che sono tornato qui è stato un orgoglio indossarlo. Mi piacerebbe fare anche solo un decimo che hanno fatto i difensori che hanno indossato questo numero. Sono qui per imparare e ho tanta voglia di imparare per arrivare ad un certo livello. Era il numero che indossavo da piccolo, da quando mi hanno messo in difesa. Facevo anche il libero a volte. All'Inter lo ha avuto anche Djorkaeff che aveva una grande classe e mi ha sempre entusiasmato per la sua grande classe anche se viene ricordato solo per la Coppa Uefa. Aveva grandi colpi. 

- Che cosa pensi dei tifosi dell'Inter?

I tifosi dell'Inter sono particolari. Tanta passione, tanto amore per questi colori e per questa maglia e sono difficili da accontentare. Soprattutto negli ultimi dieci anni sono stati abituati molto bene e adesso si aspettano giustamente grandi cose. Ma questo è un momento in cui bisogna costruire e non è mai facile e non si fa su due piedi. Serve del tempo, sappiamo benissimo che indossando la maglia nerazzurra il tempo per crescere non è mai molto e noi dobbiamo crescere ma loro devono starci vicino e cercare di sostenerci sempre. Un tifoso che ti vede dare tutto quello che hai è sempre dalla tua parte. Noi dobbiamo mettere sul campo l'anima perché i colori e il nome del club mette i brividi, dà mille stimoli per questo dobbiamo fare bene noi e loro supportarci perché è fondamentale.

- Vuoi giocare di più?

Chi gioca spera sempre di avere più spazio, sono qui per questo e si lavora ogni giorno per questo. Poi c'è l'allenatore che decide, ma ci sono tante partite per fortuna e se il mister decide di mandarmi in campo cerco di dare il mio contributo. Quello che conta in questa stagione è lasciare da parte i propri obiettivi personali e crescere come collettivo. Se pensiamo tutti come squadra il gruppo può crescere. 

- Palazzi e Bonazzoli, cosa pensi di loro?

Sono due ragazzi che stanno crescendo bene, si stanno allenando ogni giorno per noi. Questo deve essere un motivo d'orgoglio e devono considerarla un'esperienza importante perché ti permette di crescere più velocemente. Devi prendere spunto dalle cose positive, hanno bisogno di consigli, devono crescere e spero possano prendere molto da noi. 

- L'attaccante più forte che hai trovato?

Il trio d'attacco dell'Inter del 2010: mi ricordo che avevo la maglia della Roma e c'erano Eto'o, Milito e Sneijder. Quell'Inter lì faceva paura a tutti per come stavano fisicamente e mentalmente questi giocatori. Penso che sia stato quasi irripetibile, poi nessuno dei tre ha fatto quella stessa stagione. Erano nel momento della loro carriera più importante. E poi Diego segnava da tutte le parti. 

- Il consiglio che ti ha fatto crescere di più nella tua carriera e chi te lo ha dato?

Trovarne uno adesso è difficile. Poi più che i consigli sono importanti le esperienze che uno vive e che fa e poi le parole che ti dicono soprattutto da ragazzo. Ho avuto la fortuna di conoscere ex compagni e dirigenti che mi hanno fatto crescere. Ne ho avuti tanti di consigli utilizzati per farmi crescere. Le primissime furono quelle che mi disse Giacinto, io ero proprio un ragazzino che arrivava in prima squadra ogni tanto. Avere un simbolo così della società, che era presidente, che ti viene a parlare e ti dice certe cose fa in modo che quelle cose abbiano un valore ancora più importante. Tanti mi hanno dato consigli ma credo che a farti crescere sono le esperienze, quelle che vivi sulla tua pelle: sono quelli che ti fanno crescere.

- Con chi hai legato di più? 

Quest'anno sono in stanza con Andrea Ranocchia, lo conosco da molti anni. Abbiamo fatto l'Under21 insieme e c'è un legame diverso. L'anno scorso ero in stanza con Kuz. Quando siamo in Pinetina comunque si lega e si scherza con tutti, penso sia la base per fare crescere bene un gruppo. Essere uniti all'interno dello spogliatoio, parlare anche con chi non conosce la lingua. Io e Andrea ci vediamo anche fuori dal campo. E' quello che conoscevo di più di questo gruppo. Spesso son da solo, lui sta sempre a lavorare e a fare terapie e massaggi...

- Vidic, che rapporto hai con lui?

Ha ancora il problema che deve imparare la lingua. Ha questa difficoltà, io mi arrangio con l'inglese e ci capiamo. Lui mi chiede di parlargli in italiano anche se capisce poco. Ci si confronta dopo le gare sugli attaccanti. Cerchiamo di dargli dei consigli su come si affrontano gli attaccanti che conosce meno rispetto a noi. Lui con la sua esperienza dà consigli a noi. E' uno scambio di informazioni. Più prima impara la lingua e meglio è per tutti perché vogliamo che si faccia sentire sempre di più e ci aiuti a far crescere il gruppo