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Bergomi: “Io all’Inter? Non mi hanno mai voluto. La squadra mi ha illuso, Rafinha..”

L'ex Inter tra presente e passato

Matteo Pifferi

Intervistato da Gazzamercato e da Casa Baggio, Beppe Bergomi ha parlato così delle possibilità che l'Inter arrivi in Champions League:

"Mi ero illuso che la banda di Spalletti potesse ambire allo Scudetto, ma Napoli e Juventus sono ancora ben più attrezzate. Il posto Champions sarà una lotta fino alla fine con le due capitoline, temo principalmente la Lazio. La squadra è in affanno dal punto di vista fisico e mentale, urgono rinforzi dal mercato. Serve un centrocampista dinamico e poliedrico, Ramires secondo me è il profilo giusto per far fare il salto di qualità alla rosa. Lisandro Lopez farà bene. Rafinha può spostare gli equilibri grazie alla sua fantasia e classe innata. I nerazzurri sono monocordi nella manovra sulle fasce e possono solo che beneficiarne da un acquisto così”.

INTER-ROMA - “Che bei ricordi, erano partite sempre ricche di gol. Oggi sono squadre che nelle difficoltà si somigliano. La Roma difende bene e cerca di sfruttare la fisicità di Dzeko, ma ha una manovra un po’ involuta e lenta dove i centrocampisti non rendono fluido l’attacco. L’Inter sulla corsia di destra con Candreva, che crea per Icardi, sarà come al solito pericolosa, anche se, ultimamente, i nerazzurri fanno fatica a sviluppare il loro gioco brillante e veloce sugli esterni e quindi provano a sfondare per vie centrali dove però i giallorossi sono più forti. Pertanto mi immagino una partita molto bloccata come del resto il 90% degli scontri diretti di questa stagione”.

MILANISTA MANCATO - “Porto sempre l’esempio di Paolo Maldini che aveva il padre che era una bandiera milanista eppure aveva il poster in camera di Roberto Bettega. A Settala, il paesino dove sono nato, quasi tutti erano rossoneri. La mia famiglia stessa era milanista e quindi per me è stato naturale. Da bambino ho fatto pure un provino al Milan, inizialmente mi avevano preso, poi mi hanno lasciato a casa in conseguenza dei reumatismi che presentavo nel sangue. Una volta guarito molte squadre mi volevano ma ho scelto l’Inter in quanto mi aveva maggiormente convinto per la sua organizzazione. E da lì è stato un grande amore”.

ESEMPI - “Il grande Enzo Bearzot mi educò ad essere un difensore duttile e infatti nella mia carriera ho ricoperto tutti i ruoli della difesa. Sono sempre stato concentrato e focalizzato sull’avversario non disdegnando neanche la capacità di segnare all’occorrenza, infatti ho segnato 34 gol in carriera. Barzagli nel calcio moderno è colui che più mi somiglia. Lui gioca sia nella difesa a tre che a quattro laddove, a differenza mia, è più un difensore di posizione mentre io spingevo molto”.

CT ITALIA - “In questo momento l’opinione pubblica spinge, secondo me erroneamente, per un allenatore “top” tipo Ancelotti, Mancini, Allegri o Conte. Ma se ci guardiamo intorno nessuna delle grandi nazionali ne ha uno, penso soprattutto alla Germania, Campione del Mondo uscente, che ha Löw in panchina da 12 anni. L’Italia, salvo rari casi quasi mai fortunati, ha sempre avuto allenatori federali. Chi viene ad allenare la Nazionale ha bisogno di piena fiducia e di molto tempo per lavorare bene. Inoltre deve essere visceralmente legato ai colori azzurri, alla bandiera. Io investirei in Francesco Guidolin oppure nella conferma di Gigi Di Biagio che ben conosce il meccanismo azzurro”.

NO ALLA CARRIERA DA ALLENATORE O DIRIGENTE - “Era il 1999, appena ho smesso di giocare sono venuti a casa mia l’allora direttore di Tele+ Arrigoni e Caressa. Mi hanno proposto di fare il commentatore tecnico e, pur essendo tutto ciò estremamente lontano dai miei pensieri e dal mio essere visto che sono timido e introverso, ho accettato di buon grado. Da allora ogni giorno cerco di migliorarmi in quanto è un lavoro che adoro. Nel mentre ho fatto tutti i corsi da allenatore che mi sono serviti anche nella mia attuale professione. Probabilmente, a suo tempo, non ho avuto il coraggio e il cuore di andare ad affrontare alcune difficili situazioni offertemi e pertanto ho preferito rimanere nel settore giovanile dove tutt’ora trovo la mia realizzazione. Mi sarebbe piaciuto anche restare nell’Inter, ma purtroppo la mia obiettività in ambito televisivo non è piaciuta a tal punto da non volermi in società. L’unico che ci ha timidamente provato è stato Giacinto Facchetti, ma in modo non così deciso”.