Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Beppe Bergomi dice la sua sul paragona tra l'Inter di Conte e quella dei record. "Si fa sempre fatica a paragonare squadre di epoche diverse. Nella mia c’erano tanti nazionali italiani e per costruire una mentalità vincente furono aggiunti campioni come Brehme e Matthäus. Ecco, ci fosse uno come Lothar non avrei dubbi: l’Inter arriverebbe prima".
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Inter dei record, Bergomi: “Ecco cosa ci portò a vincere. A Trapattoni scese una lacrimuccia…”
L'ex difensore nerazzurro e il paragone tra quest'Inter e quella dei record
Quale era il segreto di quel gruppo mitico?
«La compattezza, un’unione eccezionale che ci portò a vincere contro tante rivali fortissime, dal Napoli al Milan. Anche allora come oggi l’Inter non era partita benissimo. La critica stava massacrando Trap e un giorno una delegazione di giocatori italiani — io, Zenga, Baresi, Matteoli e Ferri — andammo a bussare alla sua porta. Gli dicemmo solo “Siamo con lei” e lui si commosse. Gli scese una lacrimuccia: fu un momento bellissimo e quel gruppo si unì ancora di più».
Chi fu l’uomo decisivo?
«Oltre ai tedeschi, dico Matteoli. Mi diceva “Beppe, passami la palla anche se sono marcato...”: era uno sfogo eccezionale per noi difensori. Allora prese il posto di Beppe Baresi e in quel momento sterzò la stagione. Fu un cambio di uomo, mentre questa volta è stato decisivo un cambio del modulo: quando Brozovic ha preso il posto da regista in uno schieramento senza il trequartista la squadra è andata molto meglio».
Oggi come allora fuori dall’Europa a dicembre: un vantaggio per il campionato?
«Se ripenso all’eliminazione col Bayern mi girano ancora... Quella è una ferita aperta per come perdemmo. Ai tempi non fu un vantaggio uscire dalle Coppe perché si giocavano molte meno partite in Europa. Stavolta concentrarsi su un solo obiettivo può aiutare».
Lei si rivede più in un difensore italiano di talento subito titolare come Bastoni o in chi indossa la sua fascia come Handanovic?
«Ho recentemente detto a Ferri che oggi io e lui saremmo dei nani... I difensori sono ormai molto più alti e Bastoni ne è un esempio: interpreta il ruolo in maniera moderna, ma noi eravamo molto più marcatori. Di capitan Handanovic mi sono piaciute le ultime dichiarazioni: non ha cercato scuse, come fa un vero leader».
Cosa possono imparare gli aspiranti campioni di oggi da voi, campioni anni ‘80?
«Il senso di appartenenza, l’amore infinito per la maglia. Se capiranno i valori dell’Inter, il suo Dna che è diverso da tutti gli altri — non migliore o peggiore, ma diverso –, possono spostare le montagne e giocarsela contro tutto e tutti. E a quel punto lo scudetto sarà una conseguenza».
(Gazzetta dello Sport)
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