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Bordon: “A Berlino la partita perfetta. Come Oriali mi fecero passare per mercenario”

Bordon: “A Berlino la partita perfetta. Come Oriali mi fecero passare per mercenario”

Ivano Bordon, portiere dell'Inter, si è raccontato in una lunga intervista al Guerin Sportivo

Sabine Bertagna

Ivano Bordon, portiere di Inter, Sampdoria, Sanremese e Brescia, si è raccontato al Guerin Sportivo.  Dalla chiamata dell'Inter quando giocava negli Allievi ("mi vide Gianni Invernizzi, all’epoca tecnico del vivaio nerazzurro, fu tutto molto veloce") ai risvolti economici ("per il mio cartellino l’Inter dette un milione e duecentomila lire, so che comprammo due pellicce: una per mia madre, una per mia sorella"). Nel '69 Bordon vince lo scudetto con la Primavera: con lui c’erano Oriali, Spadetto, Oscar Damiani. Ma dalla Primavera alla prima squadra il salto è quasi immediato. La stagione 1969-70 «è stata la stagione in cui sono diventato “grande” (terzo portiere a tutti gli effetti). Andai a vivere con Mauro Bellugi, un personaggio unico. Girava con la Dune Buggy e d’inverno indossava la pelliccia. Grande tecnica, una rarità per uno stopper in quegli anni, e una vita “giocosa” fuori dal campo, al contrario del sottoscritto».

Lido Vieri. "Mi sono messo dietro di lui ad imparare. Aveva 30 anni, già una grande esperienza e una personalità spiccata. Per sei stagioni abbiamo vissuto in simbiosi. Mi ha insegnato molto. E io sono cresciuto a sua immagine e somiglianza, a tal punto che se oggi vedo dei filmati di partite dell’Inter di quegli anni, faccio fatica a capire se sono io o Lido, tanto il mio stile assomigliava al suo."

8 novembre 1970 «Il mio esordio in A, all’improvviso, subentrando a Vieri infortunato. Nel derby con il Milan.

Eravamo già sotto di un gol, io purtroppo ne presi due, ma francamente senza colpe, anzi feci anche un mezzo miracolo respingendo il primo tiro a botta sicura di Rivera nell’azione del 2-0».

Il Borussia. «Occorre una bella premessa. L’Inter vince il campionato ’70-71 e io gioco nove partite, tra cui alcune di quelle decisive. Dopo il derby del mio debutto, fu esonerato Heriberto Herrera e la squadra fu affidata a Invernizzi che mi conosceva benissimo e aveva piena fiducia in me. Io ero in panchina. Ho visto Bonimba semisvenuto e lui non era tipo da commedia. Poi una confusione enorme con Mazzola che consegna all’arbitro una lattina di coca cola. Ma non so se è proprio quella che ha preso in testa il nostro centravanti. Eravamo sul 2-1 per loro. Quell’episodio ha condizionato la gara. In particolare Vieri che prese altri 3 gol e dette l’impressione di essere frastornato. Faccio il secondo tempo, prendo due gol, di cui uno su rigore tirato sulla mia destra da Sieloff. 7-1 per loro, ma poi gara annullata grazie al nostro avvocato Prisco che approfitto per ricordare con tanta nostalgia».

A Berlino, la partita perfetta - "Al 15’ del primo tempo paro un rigore. Lo tira ancora Sieloff. Io gli faccio una doppia finta, lui abbocca. Mi tuffo sulla sinistra e blocco in due tempi. Mi carico alla grande, e la mia carica si trasferisce a tutta la squadra. Nel secondo tempo è un assalto. Mi tirano da ogni posizione. Ma paro tutto. 0-0 e turno passato».

Sandro Mazzola lo ribattezza “Pallottola”«Perché schizzavo come un proiettile. E’ vero. Quella è stata la mia partita perfetta. L’unico rammarico è aver poi trovato in finale l’Ajax di Cruyff. Quel 2-0 brucia ancora. Ma va bene così: avevo 20 anni, e non ero ancora titolare». 

L’epilogo all’Inter «Mi fecero passare per mercenario, lo stesso trattamento riservato a Oriali. Niente di più falso e scorretto. C’era la nuova regola dello “svincolo”, potevamo trattare direttamente con le società. Ma io aspettavo un segnale dall’Inter. Dovevano lanciare Walter Zenga? A me nessuno disse niente. E nell’attesa rinunciai alla Juventus. Andai poi alla Sampdoria dove sono stato benissimo».

Il ricordo più bello con l’Inter? «Metto lo scudetto del 1979-80. Ero tra i più esperti, mentre nel 1971 mi ero appena affacciato al calcio che conta. Realizzai il record d’imbattibilità di 686’, superando il mio vecchio amico Vieri di un minuto. Comandammo il campionato dalla prima giornata all’ultima. E poi, in quella rosa, eravamo in otto cresciuti nel vivaio nerazzurro: io, Oriali, Bini, Canuti, Baresi, Ambu, Muraro, Pancheri più Occhipinti che giocò l’ultima di campionato. 

(Guerin Sportivo)