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Inter, Branca: “Triplete un’impresa, più forti del Barça. Deco e Carvalho? Andò così”

Le parole dell'ex ds nerazzurro

Marco Astori

Marco Branca, ex direttore sportivo dell'Inter, ha parlato ai microfoni de Il Giorno a dieci anni di distanza dalla conquista del Triplete da parte dei nerazzurri.

Branca, cosa le ha lasciato quella finale vinta contro il Bayern?

«La felicità di un traguardo, condivisa con tutte le persone che erano allo stadio, i tifosi, il presidente e la squadra. Il coronamento di tutti gli sforzi fatti».

C'è una pedina che ha avuto più importanza di altre in quel trionfo?

«Tutti nel loro tempo l'hanno avuta. È stata una costruzione lenta per i primi anni e poi, quando si sono create le condizioni per una mentalità vincente ormai stabile, abbiamo anche potuto fare un cambiamento quasi del 50% della squadra titolare. Considerato Pandev, che arrivò a gennaio, ne cambiammo sei».

È vero che Mourinho chiese Deco e Carvalho invece di Snedijer e Lucio?

«Lui ci ha segnalato, perché li conosceva, quei giocatori. Io ne conoscevo altri e si sono verificate condizioni più favorevoli. Non c'è stato nessun malinteso».

Non avete pensato fosse rischioso cambiare mezza squadra di un complesso che veniva da quattro scudetto in fila?

«Era strano, ma ci sono sempre delle componenti. Motta e Milito volevano dimostrare di essere da grande squadra. Sneijder era stato ripudiato dal Real. Eto'o era stato mandato via dal Barcellona. Lucio lo aveva mandato via Van Gaal dal Bayern. Tutti erano molto motivati».

Aver battuto il Barcellona di Ibrahimovic, Messi, Xavi, Iniesta dà un peso in più a quel successo?

«Io credo che se noi, nel doppio confronto, siamo stati superiori è perché eravamo più forti».

Perché da allora non c'è più stato un successo italiano in Champions?

«Sono cicli particolari. Credo sia naturale. Ci sono momenti della vita dove si incastra tutto, c' è un entusiasmo diverso. Va fatta la somma del miliardo di variabili presenti nel calcio».

Crede di aver avuto il giusto riconoscimento per il contributo dato a quell'impresa?

«Sono stato scelto come direttore tecnico dal mio presidente dopo che avevo fatto con lui una stagione da capo degli osservatori dell'Inter, a soli 38 anni. Ho fatto il dirigente all'Inter per dieci anni, vinto 15 titoli e sono stato protagonista con tutti gli altri, partendo da Moratti, di un'impresa».

Crede che l'Inter potrà tornare presto ai fasti di dieci anni fa?

«Me lo auguro, come sempre i destini vengono segnati dalle scelte fatte e dalle tempistiche.

Non basta comperare, bisogna gestire».

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