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Cds: “Milan-Inter non è un derby, è un jackpot: chi vince svolta”

Alfredo Pedullà sul derby di stasera

Francesca Ceciarini

Per Alfredo Pedullà quello di stasera non è un semplice derby ma una partita che vale mezza stagione, ecco cosa scrive il giornalista di SportItalia sul Corriere dello Sport di oggi: 

"Milan-Inter non è un derby che arriva troppo presto (ma arriva). E’ un jackpot: chi vince svolta. Milan-Inter sembra una storia di fine febbraio, quando non puoi permetterti di sbagliare una virgola, invece siamo ancora dentro settembre. Conte deve dimenticare lo Slavia e quando ne pareggia una (giocando malissimo) si sente depresso come chi ha preso diciotto al primo esame all’Università e pretende tutti trenta con lode. Conoscendolo, li avrà strizzati ben bene. Giampaolo è l’eterno sognatore che vuole arrivarci soltanto con il gioco, che non ha un piano B (non è una critica, piuttosto una constatazione) e che ha memorizzato alcune parole di Boban («vanno bene i punti, ma pensavamo di essere più avanti a livello tattico») che sono quella classica punzecchiatura che, se non ci pensi, scivola via. Ma che, se ci pensi, ti sembra quasi un invito a fare in fretta prima che sia troppo tardi".

Pedullà poi parla di scelte quasi obbligate da parte di Conte dopo un mercato sontuoso, mentre Giampaolo spesso fa accodomare i nuovi arrivati in panchina:

"Siamo alla quarta pagina di un romanzo tutto da sfogliare, colpisce lo sbilanciamento tra le scelte di Conte e quelle di Giampaolo. Il riferimento è il mercato, l’obiezione sarebbe semplice: l’Inter ha speso di più e ha preso gente che “deve” giocare (Lukaku) anche se in ritardo di condizione. L’obiezione è smontabile perché fin qui Conte non ha visto Sensi più Barella, ricordando sempre che l’ex idolo di Cagliari è costato 45 milioni (bonus compresi), non certo saldi di fine stagione. Poi magari stasera Barella gioca e vince il ballottaggio con Vecino, le indicazioni sono queste, ma la scelta era nata e si era consumata in nome di una maggiore fisicità a centrocampo. Anzi, se potesse e se il mercato fosse aperto, Conte andrebbe a pescare un altro bel marcantonio (alla Matic) in mezzo al traffico. Godin non è al top, ma tra poche ore ci sarà. Lazaro ha saltato buona parte della preparazione. Sanchez è arrivato da poco. In sintesi, siamo vicini alla normalità.

Lo sbilanciamento è dettato più dal Milan che ha messo sul tavolo 80 milioni, e da questo discorso escludiamo ovviamente Rebic (prestito biennale, diritto di riscatto da 25). Bene, anzi male, questi 80 milioni sono mediamente parcheggiati in panchina, soltanto Theo Hernandez avrebbe avuto visibilità dall’inizio, se non fosse stato bloccato da un infortunio. E’ qui che la proprietà si interroga: ma non sono all’altezza del Milan? No, nessuno discute le qualità di Leao (25 milioni), ma bisognerebbe conoscere Giampaolo: se l’allenatore è convinto di utilizzarlo al 70 per cento, stai sereno che resta in panchina e forse non basterebbe il 90 o il 95 per convincerlo. Giampaolo ritiene che l’inserimento o l’adattamento di un nuovo acquisto comprenda tempi più lunghi, come se lui fosse un allenatore in sella al Milan da tre anni e non da inizio estate. Ma bisogna conoscerlo bene per capirlo, anche con i suoi pregi non soltanto con le sue fissazioni. Esempio: se Rebic stasera restasse in panchina, ma il croato legittimamente spera, il nuovo Milan 2019-2020 sarebbe il vecchio Milan 2018-2019. Quello di Gattuso, considerato che Biglia ha fin qui respinto le irruzioni di Bennacer. E Conte partirebbe da un 3-0 (Godin, Sensi, Lukaku) che sarebbe 4-0 se Barella mantenesse il vantaggio su Vecino. Chiaramente l’esito del derby dipenderà da altri aspetti, ma questa resta pur sempre una chiara indicazione".

Infine una piccola analisi sui sistemi tattici che potranno utilizzare i due allenatori:

"L’ultima cazziata se l’è presa Paquetà, in realtà bisognerebbe uscire da un equivoco. Questo: Giampaolo ha tre carte in mano, 4-3-1-2, 4-3-3, 4-3-2-1, e il diritto-dovere di sceglierne una. Se la posizione di Suso deve essere largo a destra, urge uscire dal quiz Calhanoglu-Paquetà individuando il ruolo definitivo (mezzali, trequartisti, esterni offensivi...) e forse sarà Bonaventura - quando sarà pronto - a risolvere il dilemma. Conte vive di 3-5-2 e non ci piove, su quest’aspetto è avanti. Ma se stasera vincesse Giampaolo, con tutte le obiezioni che gli hanno mormorato, sarebbe la più grande rivincita dell’eterno sognatore che non conosce un piano b e non vuole conoscerlo. E che se ne infischia di chi giudica il suo lavoro non avendo studiato il minimo dettaglio. Magari dovrà spiegarlo presto ai suoi capi che lo hanno preso “per dare al Milan un gioco diverso e definitivo”. Ma questo è un altro discorso, chiaro. E poi siamo a fine settembre, non a metà febbraio, con un derby in arrivo che indirizzerà gli umori. Jackpot".

( Corriere dello Sport)

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